Pier Giuseppe Accornero – sacerdote, giornalista, scrittore
La pubblicazione «permette quasi di riascoltare la voce di Papa Francesco e ringraziamo il Signore per quanto attraverso di lui ci ha donato»: Leone XIV ricorda il predecessore, morto lo scorso 21 aprile, in una lettera all’inizio del libro postumo di Bergoglio «Il mio San Francesco», frutto di un colloquio a fine 2024 con il cardinale prefetto dei Santi, Marcello Semeraro (Edizioni Messaggero, Padova) con prefazione del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. Il libro ripercorre il profondo legame tra il Papa e il «Poverello di Assisi».
Nella lettera Leone XIV evidenzia che il predecessore non solo «ha assunto quel nome, ma ha cercato di identificarsi per farne il volto della sua missione»; sottolinea che «non è ancora scomparso dal nostro animo l’effetto provocato dalla sua morte»; cita una risposta del Papa argentino-piemontese alla domanda se avesse paura di morire: «Quando si è anziani ci si rende conto che non manca molto alla fine, e allora diventa anche una grazia prepararsi alla morte e rileggere il passato ringraziando il Signore per tutto ciò che ci ha donato». «Quando ci si affeziona a un santo è perché lo si scopre come amico e come fonte di ispirazione per vivere con gioia il Vangelo. Così è accaduto per Francesco con il Poverello di Assisi» scrive Parolin. L’influenza si vede «tra nell’esistenza, nel comportamento, nelle scelte, negli affetti e desideri. Si riassapora le tracce che San Francesco aveva lasciato nel suo animo, aiutandolo a essere un po’ come lui, grato al Signore e desideroso di scoprirlo presente nei poveri, di volergli bene in chi soffre ed è solo. È quasi un “testamento spirituale”».
Per Semeraro, San Francesco è «una chiave interpretativa del pontificato» bergogliano: «Ha introiettato la figura del santo e questo si è riflettuto nello stile con cui ha condotto il pontificato e nel modo di affrontare le situazioni». Cita le encicliche ispirate dal Poverello di Assisi «Laudato si’» (24 maggio 2015) e «Fratelli tutti» (4 ottobre 2020); spiega che il discorso tocca anche il dialogo con l’islam e le altre religioni e la cura del creato; menziona l’insistenza di Bergoglio nell’osservare il mondo dalle «periferie» e dagli «scartati» e di promuovere una «Chiesa in uscita»: ha posto Francesco d’Assisi come orientamento per la Chiesa. L’impegno per la pace è portato avanti da Leone XIV: ambedue sostengono la necessità di parlare di pace. «Hanno usato l’immagine del seme: quando parliamo di pace gettiamo dei semi che devono entrare nel cuore dell’uomo». Il libro propone riflessioni su spiritualità, esperienza di fede, visione della Chiesa, povertà, dolore e morte alla luce di San Francesco. In sostanza Papa Bergoglio esalta l’uomo e il santo della povertà e della pace; rilegge il suo grande amore per la natura e il suo insegnamento sulla fraternità universale; interpreta il proprio passato attraverso la lente di San Francesco; dimostra la continuità di valori spirituali nella storia della Chiesa.
È tempo di centenari francescani
Ottocentodue anni fa, il 29 novembre 1223, Papa Onorio III conferma la «Regola» di «frate Francesco», evento che cambia la storia del francescanesimo ma anche della Chiesa e del continente europeo. Occorreva – ricordano gli storici – rialzarsi dalla sostanziale sconfitta della quinta crociata e dare risposta alle richieste di rinnovamento religioso degli Ordini mendicanti (Francescani e Domenicani) che predicano un nuovo ideale di vita evangelica fondata sulla povertà. Sorti nel XII-XIII secolo hanno per regola prioritaria il voto di povertà e traggono il sostentamento solo dalla raccolta delle elemosine (questua), perciò «mendicanti». L’occasione per la fondazione dell’«Ordo Praedicatorum» da parte dello spagnolo Domenico di Guzmán e dell’«Ordo Minorum» dell’italiano Francesco d’Assisi è la massiccia penetrazione, specie in Italia e nella Francia meridionale, della propaganda pauperistica di catari e valdesi.
Il «Cantico delle creature» «Laudato si’ mi Signore» ha 800 anni: San Francesco lo compone nel 1224-25 prima della morte nel 1226, stesura avvenuta in tre momenti diversi. L’inno è considerato il primo testo poetico della letteratura italiana, scritto in volgare umbro per raggiungere tutti. La lauda francescana – riassume «Wikipedia» – è una lode a Dio e alle sue creature che si snoda con intensità e vigore attraverso le sue opere, divenendo un inno alla vita; è una preghiera permeata da una visione positiva del creato nel quale è riflessa l’immagine del Creatore: da ciò deriva il senso di fratellanza fra gli uomini e fra l’uomo e il creato, che molto si distanzia dal distacco e disprezzo per il mondo terreno, segnato dal peccato e dalla sofferenza, tipico di altre tendenze religiose. La creazione diventa così un grandioso mezzo di lode al Creatore.
L’800° della morte di San Francesco sarà nel 2026
Francesco nel 1226 si trovava alle sorgenti del Topino presso Nocera Umbra, chiese che lo portassero nel suo «luogo santo», la Porziuncola di Assisi. Si fa spogliare della ruvida veste di sacco e «deporre nudo sulla nuda terra», volendo essere conforme in tutto a Cristo crocifisso che, povero e sofferente, era rimasto appeso nudo alla croce. Dice ai fratelli: «Io ho fatto il mio dovere, Cristo vi insegni a fare il vostro». La morte lo coglie la sera del 3 ottobre 1226. È festeggiato il 4 perché, secondo il tempo medievale, mezz’ora dopo il tramonto iniziava il giorno successivo. È canonizzato il 16 luglio 1228 da Papa Gregorio IX, appena due anni dopo la morte, uno dei processi canonici più rapidi nella storia della Chiesa.
Il 4 ottobre ritornerà festa nazionale
Primo via libera della Camera alla proposta di legge di iniziativa parlamentare che istituisce la festa nazionale di San Francesco d’Assisi. Si aspetta il voto del Senato. La giornata del 4 ottobre è attualmente solennità civile ma la disciplina per la sua celebrazione è stata più volte modificata negli anni. La solennità civile del 4 ottobre in onore dei Santi Patroni speciali d’Italia San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena – proclamati da Pio XII il 18 giugno 1939 – fu istituita per legge nel 1958. Ma una legge del 1977 abolì numerose feste nazionali, tra cui San Francesco. Quasi cinquant’anni dopo tornerà, nel 2026, la festa nazionale.