Pier Giuseppe Accornero – sacerdote, giornalista, scrittore
Il Dio di Gesù Cristo non è «il Dio degli eserciti e dei generali, della guerra e delle deportazioni». È il caso di ribadirlo se non si vuole tornare a Adolf Hitler che fece incidere sui cinturoni dei soldati germanici «Gott mit uns. Dio è con noi». Ed è il caso di ricordarlo dopo «il discorso della vendetta» pronunciato lunedì 20 gennaio 2025 da Donald Trump, che ha giurato come 47° presidente degli Stati Uniti: «Dio mi ha salvato per rendere di nuovo grande l’America». Rievoca il ferimento a conferma che lui è destinato a riportare gli Usa fuori dalle rovine. È uno dei tanti «gridi di guerra» che pronuncia nella Rotonda del Campidoglio: «La mia amministrazione non dimenticherà il nostro Paese, non dimenticheremo la nostra Costituzione e non dimenticheremo il nostro Dio». Dall’altra parte del mondo Papa Francesco mercoledì 22 gennaio 2025 all’udienza generale spiega che «il mio cuore è con il popolo di Los Angeles che soffre tanto per gli incendi che hanno devastato interi quartieri e comunità e che non sono finiti: nostra Signora di Guadalupe, patrona delle Americhe, interceda per tutti gli abitanti». Trump su Los Angeles si preoccupa solo degli incendi che «colpiscono persino alcuni degli individui più ricchi e potenti». E il Papa riafferma: «Solo i fabbricanti di armi ci guadagnano con la guerra».
Il discorso della vendetta
Trump ritorna alla Casa Bianca con celebrazioni religiose (escluso l’Islam). Invocano aiuto e benedizione da Dio il cardinale arcivescovo di New York Timothy Dolan, «trumpiano di ferro», che prega «il Dio dei generali»; il reverendo Franklin Graham, figlio dell’evangelico Billy Graham; il rabbino Ari Berman, presidente della Yeshiva University; il pastore Lorenzo Sewell della chiesa 180 di Detroit; il reverendo Frank Mann, sacerdote cattolico della diocesi di Brooklyn. Giura su due Bibbie: una donatagli dalla madre e l’altra è quella di Abraham Lincoln. Un discorso non da presidente ma da stizzito candidato nella campagna elettorale che descrive l’America del predecessore «poco rispettata, sconfitta, cupa». La sua è l’America della vendetta e delle promesse.
L’America si auto isola
Sarà un’America molto isolazionista: esce dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’accordo sul clima di Parigi; minaccia dazi per Messico e Canada, per l’Europa e il mondo; annulla le politiche solidaristiche di Biden; vuole prendersi il Canada e la Groenlandia – in barba alla Nato – e Panama. L’«età dell’oro» comincia con gli ordini esecutivi. Concede la grazia e vistosi sconti di pena a 1.600 violenti condannati per l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 quando, non riconoscendo la vittoria di Biden, di fatto li aizzò alla violenza e alla brutalità: tra essi Enrique Tarrio, capo del gruppo di estrema destra «Proud Boys», 22 anni per cospirazione sediziosa. Revoca l’ordine del sull’intelligenza artificiale che spiana la strada agli affari miliardari dei suoi amichetti. Rimette Cuba nella lista degli «Stati canaglia» che sponsorizzano il terrorismo e revoca le sanzioni contro coloni israeliani in Cisgiordania rinfocolando la guerra e mandando alla malora la tregua raggiunta anche grazie al predecessore.
«Milioni di migranti deportati»
I più terrificanti ordini, già in attuazione, sono la cancellazione del diritto di cittadinanza per nascita («jus soli») stabilito dalla Costituzione, immediatamente impugnato dai giudici, e la deportazione di «milioni e milioni di migranti» che il Papa aveva subito definito «vergognosa». Dalla deportazione degli ebrei alla deportazione dei latino-americani, orribili misfatti che gridano vendetta al cospetto di Dio e degli uomini. Marianne Budde, 65 anni, prima donna vescovo della diocesi episcopaliana, dal pulpito della Washington National Cathedral («la chiesa dei presidenti») lo esorta alla misericordia e «ad avere pietà, in nome di Dio», di immigrati e rifugiati, di chi «fugge da zone di guerra e persecuzioni per trovare compassione e accoglienza. Misericordia per omosessuali e lesbiche e bambini transgender». Rammenta che ci sono persone omosessuali in famiglie democratiche e repubblicane; che i lavoratori agricoli e dei servizi contribuiscono al benessere della società e che la maggior parte non sono criminali. Il «commander in chief» e la terza moglie Melania sono visibilmente irritati.
Sacralità della vita e della persona
«Prendersi cura di immigrati, rifugiati e poveri fa parte dello stesso insegnamento della Chiesa che ci richiede di proteggere i più vulnerabili, in particolare i bambini non nati, gli anziani e i malati». Non si può essere contrari all’aborto e favorevoli alla deportazione dei migranti irregolari. La nota dei vescovi americani, presieduti dall’arcivescovo ordinario militare Timothy Paul Andrew Broglio, è breve ed esplicita. Se è vero che chiese, ospedali e scuole non saranno risparmiati dalla «più grande deportazione nella storia americana», quel giuramento su due Bibbie è sacrilego. Dal 2011 la politica ha evitato di violare luoghi sensibili e santuari. «Rischiamo di perdere parte della nostra anima come Nazione» mette in guardia il vescovo Mark Seitz della texana El Paso al confine con il Messico, presidente del comitato episcopale per l’immigrazione: da tempo ha aperto le chiese agli immigrati. «Facciamo nostre le loro angosce e loro paure confidando che il Signore farà emergere il bene anche dal dolore e che questa prova sarà il preludio a una riforma reale sull’immigrazione, a una società riconciliata e alla giustizia per coloro che sono costretti a lasciare il proprio Paese». Anche per il vescovo Dwayne Royster, ministro della United Church of Christ, «sta agendo contro la volontà di Dio». Trump si definisce «cristiano non denominazionale» cioè non si riconosce in nessuna confessione cristiana. Ma la sua è «una visione dell’Antico Testamento». Invece Il Dio di Gesù Cristo è quello delle beatitudini (Matteo 5,3-12): «Beati gli afflitti, i miti, quelli che hanno fame e sete di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati a causa della giustizia».