Giacomo Ruggeri – pastoralista
La visita alle famiglie per le cosiddette ‘benedizioni di Pasqua’ ha rappresentato un sostanziale ingresso economico, come offerte, per la parrocchia. Dico ha rappresentato, perché oggi le famiglie hanno sempre meno soldi a disposizione e sempre più spese da affrontare (dal mutuo della casa, al mantenimento dei figli in età scolare, alle visite mediche sempre più rivolgendosi a strutture private, alle bollette delle utenze in forte rincaro, alla precarietà del lavoro di un componente della famiglia e la venuta meno di uno stipendio, ecc). Le condizioni e le disponibilità economiche delle famiglie in Italia, soprattutto di quelle giovani, sono rapidamente mutate nel giro di pochi anni. Sempre più famiglie in affitto (e con ciò che comporta) impossibilitate ad avere una casa propria.
È cambiato radicalmente il concetto di famiglia: da tanti a uno
«La famiglia della tradizione – scrive Luciano Moia di Avvenire – quella dove c’è una mamma e un papà, che sono anche moglie e marito, e poi due o più figli, e poi magari anche i nonni che vivono insieme o magari al piano di sotto, è purtroppo quasi un reperto di archeologia sociale»[1]. L’Italia si sta trasformando in un paese di single. Oggi, ci dice l’Istat, le persone sole sono 8,5 milioni e saliranno a 10,2 nel 2041. Le famiglie monogenitoriali sono l’11,7, ovvero una famiglia a genitore unico o anche educatore unico in cui un solo genitore si occupa dell’educazione di figli minorenni; si tratta perciò di padri e madri divorziati, celibi, vedovi, per molto tempo separati e che non vivono insieme ad un altro adulto in una comunità domestica comune. Il sacerdote o diacono che oggi bussano alla porta di casa, chi incontrano? Di tutto e di più è la risposta migliore.
Cambiando il concetto di famiglia, di conseguenza muta radicalmente anche il modo di concepire la vita, i valori, i principi fondativi. Quello che in passato maturava in un contesto del noi famiglia, oggi è l’io singolare che si erge all’interno della stessa famiglia. Per cui, in una casa dove c’è babbo, mamma e figlio di tredici anni vi sono tre modus vivendi e di concepire la vita, Dio, la fede e dove ognuno lascia libero l’altro di credere-vivere come vuole. Domanda: e la guida e il timone dei genitori dov’è? Per non entrare in costante conflitto tra di essi, e con i figli, vi sono ‘più timoni’ che convivono, cercando di barcamenarsi alla meglio e come si può.
La benedizione tra magia e scaramanzia
In passato la benedizione alle famiglie era il coronamento, per così dire, di uno stile di vita immerso in uno modo di vivere il cristianesimo e la fede in tutte le componenti della vita dell’intera famiglia. Domanda: che cosa rappresenta oggi la benedizione di casa in casa? A parte qualche rimasuglio di chi vive ancorato in un mondo che si diceva cristiano oramai evaporato, la benedizione è percepita come “male non fa” tra scaramanzia e magia. Il parroco veste gli abiti liturgici e l’aspersorio dell’acqua benedetta in mano bussando a porte di case dove il senso del sacro non vi abita più, già sfrattato da tanto tempo. In casa, semmai, c’è un sentire Dio a modo mio, come-dove-con chi voglio. Per la stragrande maggioranza delle varie forme di famiglie oggi in Italia il rituale delle benedizioni di Pasqua è parte di un modo e di un mondo legato al cristianesimo che non c’è più, sia in città come in montagna, sia nelle grandi parrocchie (dove da tempo non si fanno più le benedizioni di Pasqua), sia nelle piccole parrocchie perché la desertificazione del cristianesimo non conosce confini. A che serve, dunque? Cosa può portare un reiterare forme e prassi indebolite e depotenziate? Queste e altre domande sono ben presenti ai parroci; parlarne e confrontarsi assieme tra preti e laici è quanto mai utile.
Persone più sole e più isolate in casa: farle incontrare tra loro assieme al don
L’isolamento in casa è frutto (anche non solo) del pullulare dei social, del vedersi e sentirsi con la video chiamata su whatsapp e non più in carne ed ossa per strada o in casa altrui. Non è una frana che blocca la strada di accesso alla casa che impedisce alle persone di uscire, ma è uno dei prodotti e degli effetti della cultura digitale del tempo attuale. Uno dei modi per ripensare la benedizione di Pasqua per il parroco e il diacono può essere quello di non andare più di casa in casa, ma di favorire l’incontro di più persone in una casa messa a disposizione, dove ritrovarsi per pregare e mangiare un qualcosa assieme. C’è bisogno di convivialità semplice, non rituale; c’è bisogno di ritrovarsi insieme come persone della stessa via, quartiere, rione, zona. Per il parroco la benedizione di Pasqua si può trasformare in un ridurre il forte isolamento che egli stesso avverte nelle persone della sua parrocchia. Domanda: e chi vuole parlare personalmente con il don? Ci si accorda assieme. Domanda (venale): e per l’offerta alla parrocchia? Chi ha intenzione di farla, la farà anche ritrovandosi assieme ad altre famiglie.
[1] L. Moia, Nel cognome del padre e della madre. Come cambierà la famiglia nei prossimi decenni tra denatalità, emergenze educative e conflitti di genere, Pecetto Torinese, Edizioni Sanpino, 2022.