Dietro ogni successo o grande personaggio c’è sempre qualcuno molto determinato o determinante  che ne costruisce, con la sua vita, il vero successo. Lui non compare mai, lavora nel silenzio, sa stare al suo posto, dedica la sua vita, la vive con gioia, sa che cosa gli tocca fare e come e dove stare perché tutto riesca bene. È quello che fanno spesso i genitori per i figli. Dietro ogni giovane atleta o artista c’è spesso un papà o una mamma nell’ombra che col loro lavoro e il loro amore hanno dato tutto ciò che era indispensabile per la riuscita di quel figliolo. Non appariranno mai sui giornali o, se vi appariranno, sarà sempre incalcolabile la dedizione e il sacrificio di cui sono stati capaci.

È così la figura di Giovanni Battista, chiamato appunto il precursore, colui che prepara e che scompare, colui che sa stare al suo posto, colui che vede in Gesù il punto più alto della vita e della storia e vi si mette al servizio.

«Giovanni è stato un grande», dice Gesù alla gente, in lui si è condensata ed è arrivata al vertice l’attesa dei secoli. Ha intuito il nuovo che stava per sorgere, gli ha dedicato la vita. È stato per tutti una freccia puntata. Non ha permesso a nessuno di attardarsi a guardare a sé, ma ha continuamente fatto alzare lo sguardo alla salvezza piena. Tra i nati di donna nessuno è grande come lui. È più grande anche di Mosè. Lui è l’ultimo gradino della scala dell’attesa. Si stacca dal passato perché prelude al futuro. Ma si stacca anche dal futuro, perché questo è di una novità tale che il più piccolo del Regno è più grande di lui. Attraverso Gesù si passa dalla realtà umana ad essere figli di Dio. E quando arriva Gesù, si dichiara non all’altezza di allacciargli i sandali.

Ha fatto tutta una vita da mediano, un perfetto assist, ha continuato a passare il pallone perché altri andassero in rete, ha servito palle-goal a Gesù (se il paragone non sembra irriverente); ha fatto un lavoro paziente di tessitura, non ha mai voluto andare sotto gli spalti della curva a urlare, a strapparsi la maglietta, a incitare i fans, a mietere il giusto successo del suo lavoro. Lui ha sempre lavorato nell’ombra. Ha inaugurato il modo di vivere del cristiano, ha anticipato il vero trionfo di Cristo che sarà su una croce.

Abbiamo bisogno di sentirci anche noi frecce puntate a qualcosa di più grande di noi. I cristiani non portano a se stessi nel mondo, ai propri interessi, ma vogliono fare da strada per Gesù Cristo.

Il cristiano fa una vita da mediano in quella grande partita che è il regno di Dio, il luogo della speranza che a tutti arrivi Gesù.