Perché risulti facile comprenderne la struttura, lo stile e i contenuti pastorali dell’Instrumentum laboris, è opportuno cogliere con precisione la natura di tale documento. Esso può definirsi al contempo come “momento di convergenza dell’ascolto di tutti”, “quadro di riferimento aggiornato e realistico”, “raccolta unitaria e sintetica dei temi da trattare”, “agenda e piano dei lavori sinodali”  ed anche “documento di studio e di approfondimento”. Si tratta di un testo dal carattere provvisorio perché sarà per così dire “superato” sia dal Documento finale del Sinodo, che sarà approvato al termine del mese di ottobre, ma poi soprattutto dall’Esortazione Apostolica post-Sinodale del Santo Padre, che rilancerà i tre anni di cammino sul tema e che effettivamente sarà una vera e propria “mappa di navigazione” per tutta la Chiesa.

È interessante prima di tutto notare che in ognuna delle tre parti dell’Instrumentum laboris vi è la ripresa da punti di vista diversi del racconto evangelico di Emmaus. Appare quindi, in forma trasversale, un’intenzionalità chiara verso uno stile specifico di pensare l’impegno della Chiesa per e con i giovani: non si tratta semplicemente di far camminare i giovani, ma di camminare con loro, perché Gesù è già misteriosamente ed efficacemente in cammino con ogni giovane.

Circa lo stile del documento si osserva che pur riconoscendo la natura “impegnativa” del Documento, si è scelto di privilegiare nel limite del possibile la parola dei giovani e uno stile discorsivo che restituisce la freschezza della parola diretta delle fonti interpellate. I giovani, anche quelli che si sono espressi online, sono quindi molto presenti e protagonisti in questo Documento. Non si parla semplicemente dei giovani, ma si lascia loro la parola. È assai edificante ascoltare la loro voce che chiede alla Chiesa di tener duro sulla tolleranza zero di fronte agli abusi sessuali ed economici, oppure ascoltare la loro richiesta di una liturgia viva e di omelie capaci di intercettare la loro vita; è molto commovente sentire le ragioni del loro allontanamento dalla Chiesa, che sono serie e ci dovrebbero mettere in stato di conversione; è importante mettersi in sintonia con le loro analisi del nostro mondo, per comprendere come essi lo vedono e lo vivono; è decisivo ascoltare le loro proposte in vista di un rinnovamento della Chiesa, riconoscendo in loro una capacità profetica da valorizzare per il bene di tutti.

Quali “condizioni di esercizio” della missione ecclesiale oggi, l’Instrumentum laboris passa in rassegna sei aspetti o sfide (antropologiche o culturali). Sono il contesto comune e condiviso in cui siamo immersi, sono un po’ come l’aria che respiriamo. Non riconoscere tutto ciò significa pensare e agire al di là della concretezza della vita e della storia. La prima sfida riguarda il corpo, l’affettività e la sessualità. Una seconda sfida riguarda i nuovi paradigmi conoscitivi e la ricerca della verità. Una terza sfida emersa dall’esplorazione sinodale riguarda gli effetti antropologici del mondo digitale Una quarta sfida è rappresentata dalla delusione istituzionale e dalle nuove forme di partecipazione giovanile. Un quinto elemento sfidante, dal punto di vista antropologico e culturale, è la paralisi decisionale in un contesto di sovrabbondanza di proposte che disorienta. Infine, un’ultima sfida decisiva è rappresentata dalla nostalgia spirituale delle giovani generazioni.

L’Instrumentum laboris fa perno intorno all’idea di “pastorale giovanile vocazionale”. Questa espressione, relativamente nuova, ha un duplice intento: da una parte desidera allargare l’idea della “pastorale vocazionale”, che rischia di essere elitaria ed escludente; dall’altra ha il compito di qualificare la “pastorale giovanile”, che corre il pericolo di essere generica e superficiale. Una delle grandi debolezze della nostra pastorale oggi risiede nel pensare la “vocazione” secondo una visione riduttiva e ristretta, che riguarderebbe solo le vocazioni al ministero e alla vita consacrata. La questione riguardante l’identità e l’unità della persona, che tante volte assilla i giovani d’oggi, può avere solamente una risposta vocazionale.

Dopo aver delineato nel primo capitolo della III parte la forma poliedrica e la natura generativa della Chiesa, gli altri tre capitoli sono dedicati rispettivamente all’azione educativa e pastorale, alla centralità della comunità cristiana e all’organizzazione e animazione della pastorale. In primo luogo risulta chiaro il primato indiscusso e indiscutibile della vita quotidiana per la pastorale dei giovani. In secondo luogo mi sembra anche degna di attenzione la centralità e la qualità spirituale della comunità cristiana come orizzonte della nostra azione educativa e pastorale. Infine un terzo nodo da affrontare con estrema serietà è quello della “conversione istituzionale”, che riguarda il nostro modo di vivere e lavorare insieme.

Desidero concludere sottolineando la “predilezione” dell’Instrumentum laboris per le situazioni di difficoltà, di fragilità, di marginalità che toccano i giovani. In questa sollecitudine pastorale per i più piccoli e i più poveri si gioca la credibilità di una Chiesa che si prende cura di coloro di cui nessuno si prende cura, di una Chiesa chiamata a dare di più a chi ha ricevuto di meno dalla vita.

(Tratto dalla relazione tenuta da p. Rossano SALA)