Ferrari: Accogliere il grido che viene dal mare, dal deserto… persone che chiedono di essere riconosciute come fratelli e sorelle. Secondo la logica del mondo la croce è simbolo di fallimento dell’amore, quando tu vedi che ci sono persone che si salvano per le tante persone che rischiano per salvarle la storia cambia. La croce è simbolo della speranza, ribaltando le logiche del mondo, quando si ama sino alla fine come Gesù. Dinanzi alla difficolta nell’esperienza del volere tendere la mano verso l’altro, se apriamo il nostro cuore a Dio, lui non ci abbandona. Non si può assumere la complessità del problema da soli, bensì in dialogo anche con la politica (per elaborare punti di vista diversi), con le Chiese particolari, nel dialogo religioso… . Il proprio gesto, la propria azione ha già propulsione politica; le relazioni sono il primo tassello politico. Le parrocchie sono presidio di fraternità, specie con gli ultimi: lì rinasce la speranza.
Vaccari: L’esperienza di Rondine, cittadella della pace. Ospitare chi nasce senza averne colpa di avere un nemico. Dà propensione a persone capaci di leadership, con capacità di assumere responsabilità per una azione di di pedagogia politica, che interroga la politica quando rifugge dai problemi. Accompagnare i giovani in progetti che hanno un impatto nella società, anche nel paese di origine, nei quali essi ritornano alla fine del percorso con un progetto. Per questi giovani che per due anni convivono nella piccolissima Rondine, fanno università e un percorso di trasformazione del conflitto, spesso ridotto alla questione guerra, ma anche i conflitti – differenze che s’incontrano nella quotidianità. I giovani non soccombono di fronte al dolore all’angoscia. La relazione (anche quella tra credi diversi) è principio vitale per uscire da isolamenti, perché ci sia collaborazione, e ci sia ricaduta in termini di pedagogia politica, per una percorribilità di spazi che sembrerebbero impossibili da attraversare. Le parrocchie? Dovrebbero interrogarsi dinanzi ad ogni periferia esistenziale, a partire dai poveri.
Pizzul: La politica può mettere in atto passaggi che aprono a prospettive di speranza? La politica dovrebbe essere generatrice di speranza. Quando parliamo di politica dobbiamo essere consapevoli della sua accezione più grande, finanche di un impegno diffuso che va oltre la dimensione istituzionale con i suoi meccanismi. Sono migliaia i nostri cittadini che si giocano sul fronte della politica istituzionale, la maggior parte sono silenti, perché il servizio istituzionale vada avanti. Nella politica la delegittimazione dell’avversario deve essere assunta come elemento propulsore. L’esperienza della Rete di Trieste è dare un’anima cattolica alla politica, secondo un confronto che considera la dottrina sociale della Chiesa come servizio al territorio. Ciò va oltre quella visione che c’è della politica come luogo di carrierismo, che pure c’è. Nella parrocchia occorre tornare a parlare di temi sociali, con il confronto a partire dalla dottrina sociale della Chiesa, ciò ci darà giudizio critico nei confronti dei programmi politici. Attivare tavole rotonde con i politici, coinvolgendoli nel confronto dei temi, anche per conoscersi. Perché la comunità non lasci orfani i politici.