Giancarlo Tettamanti – giornalista pubblicista, socio fondatore AGESC

Fra pochi mesi si va a votare. Un compito che tuttavia non può essere eluso: se non voti in futuro non potrai lamentarti di ciò che accade. Tuttavia, ci si va turandoci il naso, frutto di una campagna elettorale altamente litigiosa. Gli uni contro gli altri, come se ciò fosse soltanto un gioco e non la dimostrazione di una precarietà che non lascia molto a sperare. Abbiamo riposto troppe speranze nelle trasformazioni politico-sociali e il risultato è che ci viene tolto ciò che abbiamo di più prezioso: la nostra vita interiore. Significative in tal senso le parole di Aleksandr Solzenicyn, dette durante il discorso alla Harvard University nel 1978, e ancora estremamente attuali.: «Quello che fa paura della crisi attuale non è neanche il fatto della spaccatura del mondo, quanto che i frantumi più importanti siano colpiti da una analoga malattia. Se l’uomo fosse nato, come sostiene l’umanesimo, solo per la felicità, non sarebbe nato anche per la morte. Ma poiché corporalmente è votato alla morte, il suo compito su questa terra non può che essere ancor più spirituale: non l’ingozzarsi di quotidianità, non la ricerca dei sistemi migliori, e poi la spensierata dilapidazione dei beni materiali, ma il compimento di un duro e permanente dovere, così che l’intero cammino della nostra vita diventi l’esperienza di una ascesa soprattutto morale. Inevitabilmente dovremo rivedere la scala dei valori universalmente acquisiti e stupirci della sua inadeguatezza ed erroneità. Solo l’educazione volontaria in sé stesso di una autoeliminazione pura e benefica innalza gli uomini al di sopra del fluire materiale del mondo». E ancora: «Se pure ci verrà risparmiata la catastrofe della guerra, la nostra vita, inevitabilmente, non potrà più restare quella che è ora. Non potremo fare a meno di rivedere le definizioni fondamentali della vita umana e della società: l’uomo è veramente il criterio di ogni cosa? Veramente non esiste al di sopra dell’uomo uno spirito supremo? Veramente la vita dell’uomo e l’attività della società devono anzitutto valutarsi in termini di espansione materiale? In questo modo si perde la percezione dell’umanità come di qualcosa di unitario ed indivisibile e se ne accelera la rovina. Ed è ammissibile sviluppare questa espansione a detrimento della nostra vita interiore? È venuto il momento di ricordare che apparteniamo prima di tutto all’umanità, e che l’umanità si è differenziata dal mondo animale mediante il pensiero e la parola. Rendere di pubblica ragione, in modo completo e onesto, ogni cosa è la prima condizione per la salute di qualsiasi società, compresa la nostra. E chi non vuole che si realizzi nel nostro Paese dà prova di indifferenza, mostrandosi sollecito unicamente al proprio tornaconto. Chi non vuole chiarezza nella cosa pubblica, non vuole la guarigione dalle sue malattie, vuole ricacciarla all’indietro, perché lì marciscano».

Personalmente credo che tutto ciò che ci ha trasmesso Solzenicyn debba essere quantomeno valutato da ognuno di noi, ma soprattutto da coloro che si approcciano e, con le elezioni di domani, avranno l’onere di guardare la cosa pubblica con uno sguardo meno barricadiero e certamente più positivo.