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Passaggi dal testo preparato dal gruppo oratoriale di Caino (BS) e dalla guida Vittorio De Giacomi. La relazione sarà pubblicata nella rivista del COP, Orientamenti pastorali, nel numero dedicato agli Atti della 72a Settimana Nazionale di Aggiornamento Pastorale.

 

In questo nostro intervento vogliamo semplicemente condividere il nostro cammino, non fornire ricette. Abbiamo diviso il discorso in tre passaggi: 1. La nostra situazione attuale di un Oraotrio – di una Pastorale Giovanile – semplice, ma vivace 2. Una riflessione teologico-pastorale che nasce dalla domanda: come continuare in un cammino di fede generativo con i giovani in una parrocchia senza prete? 3. Come ci siamo attrezzati: ovvero l’attuarsi di alcune prassi che abbiamo messo in opera per continuare ad mantenere viva un’esperienza di fede per i giovani. Il contesto preso in esame è la Parrocchia di Caino, paese di circa 2000 abitanti a nord di Brescia.

 

A. Presentazione di alcune prassi

A1. IL SINODO PARROCCHIALE DEI GIOVANI

La nostra Comunità di Caino ha vissuto – dal 2019 al 2021 – l’esperienza del Sinodo Parrocchiale dei Giovani, esperienza che si è posta come punto di arrivo e allo stesso tempo come punto di partenza per una riflessione sul mondo giovanile, che non veda i giovani esclusivamente dalla prospettiva delle problematiche, ma più adeguatamente dalla prospettiva delle risorse che i giovani possono mettere a frutto, se debitamente ascoltati.Ecco cosa abbiamo cercato di fare con il Sinodo: camminare insieme. Camminare insieme, iniziando dal Vangelo, per riflettere e confrontarci sul mondo giovanile e su di uno stile d’oratorio che possa essere un vero compagno di strada in cui i giovani d’ogni tempo incrocino – senza pregiudizi e chiusure – la passione per la vita, che è in sé passione per il Vangelo. Soltanto chi ama la vita è sensibile al richiamo del Vangelo L’obiettivo è stato quello di creare un testo aperto, una bussola da poter utilizzare nel nostro oratorio per continuare una riflessione evangelica e appassionata per incrociare il cammino che tanti giovani, con i loro desideri e ferite, si trovano a fare sulla via della vita. L’idea di utilizzare come icona biblica i discepoli di Emmaus è stata proprio la scelta di tenere sempre davanti a noi l’obiettivo: condividere la strada, essere compagni di viaggio. Il lavoro – che ci ha visti impegnati per più di un anno – è stato diviso in diverse fasi: ascolto, riflessione, preghiera, incontri, elaborazione … Interessante dire che in questo cammino sinodale sono stati coinvolti per tutto il tempo stabilmente 20 giovani universitari di cui: 10 ancora presenti ed operanti in parrocchia, 10 ormai assenti ( i famosi fuoriusciti dopo la Cresima), guidati dalla Guida dell’Oratorio. È stato un cammino di confronto e verifica che ci ha condotto su strade mai pensate, dal Sinodo parrocchiale dei giovani è uscito un testo adottato come Progetto Educativo per il nostro oratorio, un testo aperto dal titolo “un oratorio estroverso” che si fonda su tre orizzonti:

I. UN ORATORIO CHE… ASCOLTA, ACCOGLIE E INCONTRA. La prima conversione alla quale siamo chiamati è quella sull’accoglienza e l’ascolto. Dobbiamo lavorare per tenere sempre aperte le porte e perché l’oratorio sia il luogo in cui ognuno possa sempre sentirsi a casa. L’atteggiamento principale deve essere quello di una mano tesa con serenità e fiducia, nonostante gli eventuali errori, cadute e ripensamenti. Si fa sempre più necessario il passaggio ad una pastorale che offra occasioni di incontro nelle quali si può gustare il sapore della ricerca della verità, la bellezza della dimensione affettiva, la necessità del dialogo, la fraternità… I giovani manifestando la voglia di vivere e di stare insieme rendono tangibile il bisogno di una pienezza di vita e l’esigenza di trovare persone, compagni di strada che li sappiano accettare così come sono: contraddittori, entusiasti, sognatori, incoerenti.

II. UN ORATORIO CHE… ANNUNCIA. L’oratorio cammina insieme, sa farsi compagno di strada anche uscendo dai propri ambienti sicuri, dai propri schemi del “si è sempre fatto così” andando per strada a cercare di incontrare. Permane nei giovani una tensione di risposta alle domande fondamentali di identità, di appartenenza e di senso davanti alle quali l’oratorio non può sottrarsi. Dato che il nostro contesto ecclesiale non impone la fede per socializzazione ci viene chiesto di proporla facendone sperimentare quanto essa pur non essendo apparentemente necessaria sia fondamentalmente preziosa. Bisognerà valorizzare di più alcuni momenti e spazi in cui la fede non sia presentata come un annuncio moralisti- co, rituale, etico ma una parola di amore esperta di umanità che, libera da ogni dogmatismo e pregiudizio, sappia proporre la bellezza e l’essenzialità del vivere cristiano.

III. UN ORATORIO CHE… TESTIMONIA. Un oratorio che testimonia perché coerente e autentico. I giovani chiedono un’autenticità della vita e desiderano incontrare delle comunità che vivano ciò che an- nunciano. Il messaggio cristiano non si colloca in una sfera spirituale separata dall’esistenza, ma ci invita ad appassionarci a tutto ciò che è umano nella vita di ogni giorno Uno dei motivi per cui molti gio- vani abbandonano la vita di fede è la sensazione che l’esistenza cristiana consista in un codice di comportamento e non dal lasciarsi abbracciare da una relazione d’amore. L’esperienza del SINODO PARROCCHIALE DEI GIOVANI ha rimesso in moto tutta la pastorale giovanile parrocchiale in un’ottica missionaria, da lì sono nati: • l’esperienza della missioni giovani • L’esperienza della visita in casa ai giovani da parte di noi giovani • Il rilancio di occasioni di fraternità, pensate e ben centrate su ascolto ed accoglienza • Casa Emmaus ( di cui diremo poi) • Una partecipazione permanete dei giovani alla progettazione dell’oratorio

 

A2. I CAMMINI DEI GRUPPI ADOLESCENTI E GIOVANI

Accompagnare i nostri ragazzi nella fede – da noi come fratelli maggiori che siamo anche noi in cammino nella fede – significa semplicemente agevolare e favorire l’incontro con alcune esperienze che aprono continuamente la domanda su Dio, sulla bellezza del vivere… e con loro cercare risposta. Non abbiamo un “programma” di temi da trattare, ma delle linee guida; tenendo conto che sarà necessario impostare percorsi di formazione che abbiano come oggetto anzitutto la ricerca di un cammino che apra alla fede e non la fede data per scontata. Una ricerca dove il giovane stesso sia un protagonista attivo e non un attore passivo. La disponibilità richiesta è quella di non pensare a tanti progetti per i ragazzi, ma di creare le condizioni perché siano i nostri ragazzi stessi – con noi – a progettare. I gruppi adolescenti e giovani vengono identificati – dopo la Cresima – con un nome di gruppo che aiuti nell’identificazione come parte integrante della comunità. L’appartenenza ad un gruppo è parte fondamentale nel cammino ed accompagnerà i ragazzi nella fascia 15-19 anni. Nel periodo che corrisponde alla “maturità”, con la consegna della Bibbia, termina questo percorso che confluisce in un gruppo (I CARE), il quale progetta e pensa cammini con gli universitari ed i neo-lavoratori. Attualmente i gruppi in attivo in oratorio sono: • STARDUST (cresimati) • HAPPINESS (Ragazzi e ragazze che hanno concluso la terza media) • SHINE (ragazzi e ragazze che hanno concluso la prima superiore) • NEVER GIVE UP (ragazzi e ragazze che hanno concluso la seconda superiore) • MADE TO LOVE (ragazzi e ragazze che hanno concluso la terza superiore) • DREAMERS (ragazzi e ragazze che hanno concluso la quarta e la quinta superiore) • I CARE (universitari – neolavoratori) • GRUPPO EDUCANIMA (gruppo degli animatori, trasversale a questi gruppi) Ogni gruppo è accompagnato da giovani che a loro volta hanno concluso – o stanno concludendo questo percorso. Il tutto copre circa un 130/140 ragazzi, di cui possiamo dire che almeno una buona metà partecipano regolarmente ai cammini, dei restanti comunque la maggior parte orbita attorno all’oratorio nell’informalità. Come tema con questi gruppi si usa la Parola: nella forma di una lettura condivisa e meditata. Nei vari appuntamenti residenziali durante l’anno invece cerchiamo tematiche adatta al tempo forte che si sta vivendo. Vengono valorizzate esperienze di fraternità fondamentali (vita comunitaria, ritiri, campi scuola…), occasioni importanti per creare un terreno ospitale, di amicizia in cui siano offerte occasioni di incontro nei quali si può gustare il sapore della ricerca della verità, la bellezza dello stare insieme, la necessità del dialogo, la fraternità.

 

A3. LA FORZA DELL’ESTATE

La nostra gioventù è bella, ma spesso anche fragile: carica di attese, di domande, di speranze. C’è nei giovani una tensione di risposta alle domande fondamentali di identità, di appartenenza e di senso davanti alle quali l’oratorio non può sottrarsi. Oggi la fede non viene più trasmessa per socializzazione, ci viene quindi chiesto di proporla facendone sperimentare quanto essa pur non essendo in apparenza necessaria sia fondamentalmente preziosa. Come oratorio cerchiamo di valorizzare maggiormente alcuni momenti e spazi in cui la fede non sia presentata come un annuncio moralistico, ma una parola di amore che sappia proporre la bellezza del cristianesimo: l’estate di un oratorio è uno di questi momenti. Pagina 3 Per un oratorio la forza dell’estate è quell’occasione che ogni anno ci si ripropone per ri-cementare e dare vita e vigore alla vita giovanile nelle nostre comunità: un’estate vissuta pienamente (ed in modo significativo) è il carburante per i cammini durante l’anno. La gioia di ritrovarsi, di stare insieme, di conoscersi, di creare il terreno e dialogare sulle grandi domande della vita. Gruppi di ragazzi che giocano, che si confrontano, che crescono, che condividono gioie e speranze. Tempo per accompagnare i ragazzi che ci sono affidati in un cammino di fede, di riscoperta della fede, di rimessa in gioco. Ed anche per noi stessi occasione bella per ridare freschezza ai nostri cammini. La crisi educativa che vediamo – e sul quale spesso ci confrontiamo tra noi – e che l’educazione non può essere considerata una decorazione, un ornamento fatto di belle maniere: ci sono ragazzi che non sanno vivere, che non hanno il sapore del vivere, che viaggiano senza una meta. Educare oggi è insegnare a vivere la vita con passione … è dentro questo tema che il progettare un’estate al massimo degli sforzi di una comunità diventa l’occasione per accompagnare i giovani dentro l’orizzonte di una passione per la vita, per i sogni, per il domani. L’estate consente anche di Coltivare e custodire un terreno fraterno, ci si inserisce nelle vite dei ragazzi. Grazie alla costruzioni di relazioni significative durante l’estate è poi possibile proporre esperienze concrete in cui poter sperimentare l’ideale evangelico del dono della vita, che si declina in diverse dimensioni, come il volontariato o l’attenzione agli altri.

 

B. Inquadramento teologico-pastorale

Davanti a queste esperienze che noi identifichiamo come proficue per la nostra comunità nasce la domanda: come pensare a queste esperienze dentro una logica di parrocchia senza prete residente? Di fronte al cambiamento d’epoca, cui stiamo assistendo, non bastano alcuni aggiustamenti o ritocchi, ma sono necessari coraggio e creatività nel trovare e inventare vie di evangelizzazione. La conversione pastorale nasce dall’audacia di trovare nuove strade. “Più della paura di sbagliare spero ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli”. […]

Cambiare prospettiva. Una comunità, se intende inserirsi nel processo di annuncio del Vangelo nella cultura odierna, dovrà maturare alcuni caratteri essenziali. Anzitutto dovrà tener presente che non potrà non considerare come la diminuzione del clero sia una situazione in evoluzione che sta portando a una revisione dei soggetti pastorali. Altro carattere da maturare è la consapevolezza dei fedeli laici come soggetti attivi dell’agire pastorale. Rispondere alle sfide di oggi come comunità ecclesiale richiede l’uscire da una forma “prete centrica” e addentrarsi in una forma di Chiesa in cui il Popolo di Dio è la comunità che evangelizza. Questo presupposto teologico, che era già maturato con le nuove istanze ecclesiologiche del Vaticano II, non aveva però mai avviato cammini di aggiornamento territoriale. L’avvio di questi cammini è stato acceso e accelerato oggi, dall’incombente necessità di garantire un sacerdote a ogni comunità, alla luce del drastico calo di presbiteri. Non si tratta semplicemente di accorpare parrocchie e di ripensare alcuni incarichi tradizionalmente affidati ai sacerdoti: si tratta di iniziare un cammino di ripensamento della forma che la Chiesa ha assunto nel corso della storia. Purtroppo – in diverse situazioni – si sta assistendo come a guidare la costruzione delle Unità pastorali non ci sia tanto la logica teologica conciliare, quanto piuttosto la necessità di gestire una crisi organizzativa che si è trasformata in una crisi simbolica della Chiesa. In questa situazione il rischio è quello di vedere molte delle parrocchie – per secoli luoghi di vita relazionale di annuncio del Vangelo – accorpate e ridotte a sole erogatrici di “servizi religiosi” dentro una logica parroco-centrica che vede l’accentramento di esperienze ecclesiali diverse come soluzione organizzativa-gestionale migliore. L’urgenza pastorale è cambiare il punto di partenza: non una necessità organizzativa, ma un’azione pastorale di uomini e di donne che esercitano in comunione i propri specifici carismi (ministri ordinati, ministri istituiti laici, religiosi, ministri di fatto…). Alcuni strumenti, anche normativi, ci sono (ministero del catechista, l’accolitato, il lettorato…) e il momento è favorevole.

Bisogno di nuova ministerialità. Il passaggio dalla logica della conservazione a quella della missione sarà possibile solo grazie all’inserimento di nuovi ministeri, oltre a quelli tradizionali, grazie anche a nuove forme di educazione alla fede o di servizio pastorale. Sono diversi i fronti della ministeriali ecclesiale da rivisitare o reinventare per rispondere al momento odierno. – Sicuramente il ministero della conduzione pastorale va ripensato in chiave sinodale superando l’asse individuale parroco-parrocchia. Il codice al can. 517 prevede la partecipazione dei laici alla conduzione pastorale. Qualche esperienza sta avvenendo anche in Italia: équipe ministeriali, famiglie a Km 0, gli animatori di comunità, le guide dell’oratorio … – Il ministero della Parola e dell’accompagnamento spirituale: i laici possono assumere la responsabilità della catechesi, dell’animazione della Liturgia della Parola, gruppi biblici … – Il ministero dell’ospitalità:valorizzando il diaconato come ministero della soglia, tra la vita interna ed esterna. – Il ministero della formazione: figura complementare al catechista ma diversa, qualcuno che permette di gestire un’eredita ancora più viva e propria dell’Italia un grande patrimonio che non può andare disperso ovvero il legame tra un’ampia fascia di ragazzi e giovani con la parrocchia: Grest, campi scuola, esperienze di incontro, di servizio, di formazione.

 

C. Come ci siamo attrezzati.

LA GUIDA DELL’ORATORIO. Le comunità pastorali/unità pastorali senza prete residente, diffuse ormai in molte diocesi italiane, anche se in alcuni casi ancora in germe, costituiscono un punto di arrivo e una nuova partenza per riconfigurare il volto delle Chiese diocesane. In questo contesto, in questo sguardo sull’oggi si inserisce il tema del direttore laico d’oratorio ( o guida dell’oratorio), ovvero una persona presente, formata e riconosciuta con un mandato ecclesiale dell’Ordinario che abiti la carenza, vedendovi l’opportunità di superare il clericalismo e di vivere nuove forme di ministerialità a servizio della Pastorale Giovanile del territorio. La Diocesi di Brescia ha cercato di abitare questo spazio con l’istituzione del servizio di “Guida d’Oratorio”. E’ assodato che la revisione in chiave missionaria del reticolo parrocchiale non va nella linea della soppressione delle parrocchie e degli oratori, ma della loro valorizzazione in un’ottica sempre più missionaria ed evangelizzatrice . Compito della 8guida d’oratorio/direttore laico è quello di presiedere la regia educativa dell’oratorio, della quale avrà la responsabilità complessiva, egli è chiamato a curare le relazioni e la vita dell’oratorio perché esso continui ad essere l’espressione della comunità per l’annuncio del Vangelo ai giovani ed ai piccoli. Nella Diocesi di Brescia sono già presenti figure di questo tipo – un percorso iniziato nel 2016 . Vi sono però nell’azione ancora alcuni limiti da superare, nello specifico è necessario un lavoro su più fronti, nei laici e nei preti. Innanzitutto dobbiamo totalmente superare l’idea di chiesa gerarchica che vede il laico operatore pastorale come una “concessione”, recuperando così l’inquadramento teologico di Lumen Gentium; nonostante l’apertura a nuove forme di regia in oratorio, l’attuale sistema è ancora accentrato sulla figura del sacerdote come unico riferimento della pastorale e della cura educativa. In seconda battuta va prestata una particolare attenzione a non correre il rischio di professionalizzazione. In questo quadro d’azione sono tre le piste da 9considerare: il discernimento dei laici chiamati ad assumere un compito ministeriale, la loro

STAFF COORDINAMENTO. Accanto alla Guida dell’Oratorio la nostra comunità ha istituito uno STAFF COORDINAMENTO, ovvero due giovani – con mandato annuale – che condividono con la Guida tutta la regia educativa della Pastorale Giovanile con il compito di progettare, indicare le linee di fondo dell’oratorio ed essere in prima linea impegnati in una forma di servizio… Non un gruppo elitario di esperti che poco vivono l’andamento effettivo dell’oratorio. All’interno di questo staff ci si divide poi le aree di coordinamento: catechesi e animazione elementari/medie – catechesi animazione adolescenti/giovani – coordinamento/formazione volontari e ambienti.

SINODO PARROCCHIALE DEI GIOVANI – permanente. Seguentemente a quell’esperienza di Sinodo parrocchiale dei Giovani abbiamo inaugurato un SINODO PERMANENTE PARROCCHIALE DEI GIOVANI. Un esperienza di educazione all’esperienza della fede e di progettazione pastorale che accompagna la Guida dell’Oratorio e lo staff nel pensare e sognare la pastorale Giovanile. Il Papa – in CV – scrive che: I giovani stessi «sono attori della pastorale giovanile, accompagnati e guidati, ma liberi di trovare strade sempre nuove con creatività e audacia». Bisogna «fare ricorso all’astuzia, all’ingegno e alla conoscenza che i giovani stessi hanno della sensibilità, del linguaggio e delle problematiche degli altri giovani» (203). La pastorale giovanile ha bisogno di flessibilità, e bisogna «invitare i giovani ad avvenimenti che ogni tanto offrano loro un luogo dove non solo ricevano una formazione, ma che permetta loro anche di condividere la vita, festeggiare, cantare, ascoltare testimonianze concrete e sperimentare l’incontro comunitario con il Dio vivente» (204). La pastorale giovanile non può che essere sinodale, cioè capace di dar forma a un «camminare insieme» e comporta due grandi linee di azione: la prima è la ricerca, la seconda è la crescita. Il luogo del sinodo parrocchiale dei giovani è il laboratorio in cui con alcuni giovani – indicati dai loro coetanei a far parte annualmente di questo gruppo – cerchiamo di leggere la realtà della nostra comunità, di maturare una visione sapienziale, di comprendere le conversioni che dobbiamo operare, di darci degli obiettivi e di farne verifica.

CASA EMMAUS. L’intuizione “della casa” nasce come frutto del Sinodo Parrocchiale dei Giovani, il quale ha posto molto l’accento sul tema della fraternità e della necessità di relazioni significative. “Dobbiamo inaugurare un nuovo stile di oratorio da vivere che, attraverso l’icona biblica dei discepoli di Emmaus, sappia mettersi in cammino con i giovani.” Casa Emmaus (esperienza di vita comune tra giovani) vuole essere una proposta – risposta come antidoto all’individualismo, un laboratorio di fraternità. “Fare Casa” è “fare famiglia”, è sentirsi uniti agli altri al di là di vincoli funzionali, utilitaristici, in modo da sentire la vita più umana. Si esprime dunque un’immagine della Chiesa quale casa che accoglie, accompagna e innesta nel mondo con una carica positiva di fraternità. L’esperienza di vita comune si propone come stile di vita capace di coinvolgere la globalità della vita: si vive con gli altri sperimentando la quotidianità, la fatica, i sogni, l’ascolto, il perdono, la sfida del fare spazio. I giovani che si stabiliscono non sono semplicemente coinquilini, ma persone che camminano insieme mettendo “in comune” la vita.10 L’esperienza di vita comune è occasione generatrice di cambiamento, che coinvolge tutta la persona. I giovani che vivono a “Casa Emmaus” sono accompagnati dalla Guida dell’Oratorio e dal Parroco. Alla comunità possono unirsi in qualsiasi momento giovani desiderosi di sperimentare la vita comune per un breve periodo di tempo, giovani che si trovano in un momento difficile ed hanno bisogno di un luogo in cui sentirsi accolti senza giudizio. La logica di “casa Emmaus” non è quella del fare, ma dell’essere, dello stare per questa ragione la centralità della Parola ed il servizio sono elementi essenziali, che identificano questa forma di vita comune. Il servizio non va confuso con il volontariato, con l’essere custodi di strutture: è la semplice risposta alla domanda dell’altro che può declinarsi in aprire la porta per ascoltare i ragazzi che hanno bisogno, nell’offrire qualcosa da bere ad un amico o un ragazzo dell’oratorio che si trova in difficoltà … L’unirsi – anche per poco – alla comunità significa entrare a far parte di questa casa, creando relazioni significative. Questo implica assumere un condizione differente da quella dell’ospite: non si ospita, si entra a far parte della casa, anche se per poco tempo.