Domenico Sigalini – presidente del COP

Educare è azione bella ed entusiasmante. Quando ti relazioni con le persone e le vedi aprirsi a valori nuovi, a ideali belli, cogli la gioia nei loro occhi perché gli si allarga la vita, gli si aprono orizzonti nuovi. Siamo nati desiderosi di crescere verso mete belle; quando i genitori ci hanno dato la vita ci hanno regalato il massimo dei valori umani. La vita per tutti da dono è diventata un grande compito: la sua crescita e la sua educazione. È nello statuto antropologico dell’umanità il compito dell’educazione, e il soggetto che deve godere di un primato se vogliamo sempre fare una scelta educativa è la famiglia. Ci vengono ancora utili le indicazioni degli orientamenti pastorali “Educare alla vita buona del vangelo”, pubblicati dai vescovi italiani (cf. soprattutto i paragrafi 36, 37 e 38). La famiglia resta la prima e indispensabile comunità educante. Certo le difficoltà da superare sono molte e val la pena di passarle in rassegna.

Ce ne sono di interne alla vita di coppia. Si oscilla tra scarsa attenzione e atteggiamenti possessivi, incapacità di dire dei no, che privano i figli di un confronto serio per educare la propria libertà, incapacità di proporre ragioni di vita sentite e testimoniate, senso di inadeguatezza, tentazioni di mollare, lasciando i giovani in balia di stessi, difficoltà a sostenere i figli nel mantenere continuità nelle decisioni.

Molte cause però sono dovute a condizioni del contesto: il sostegno inadeguato al desiderio di maternità e paternità, pur a fronte del grave problema demografico; la difficoltà a conciliare l’impegno lavorativo con la vita familiare; la difficoltà a prendersi cura dei soggetti più deboli; la difficoltà a costruire rapporti sereni in condizioni abitative e urbanistiche sfavorevoli; le convivenze di fatto, le separazioni coniugali e i divorzi; gli ostacoli di un quadro economico, fiscale e sociale che disincentiva la procreazione; i tentativi di equiparare alla famiglia forme di convivenza tra persone dello stesso sesso.

Pur dentro tutte queste difficoltà, cui se ne possono aggiungere altre che fanno parte della storia di ogni uomo, noi abbiamo a disposizione nel progetto di Dio sempre il dono della famiglia, che è più grande di ogni adattamento o tradimento. Occorre contemplare questo dono per capirne la risorsa che esso è.

Siamo entusiasti della vita, siamo grati a Dio di questo grande dono che fa all’umanità, siamo contenti del creato in cui ci ha collocato come essere unici e irripetibili, responsabili della sua conservazione e del suo sviluppo, intelligenti per capirne i segreti e entusiasti di collaborare con Lui. Non loderemo mai abbastanza Dio del dono della vita, della terra, dei fiori, delle piante, degli animali, del cielo e degli oceani. Siamo contenti di essere stati immersi in un sogno grandioso e di aver gioito con Dio della creazione e di essere stati aperti alla vita nel culmine della bellezza dell’universo.

Tratto da Orientamenti Pastorali n.11/2022. EDB, tutti i diritti riservati