Giacomo RUGGIERI – presbitero della diocesi di Concordia Pordenone, guida di esercizi spirituali e ritiri del clero

Lo smarrimento interiore durante un corso di Esercizi spirituali è naturale che avvenga. Proprio perché non conosco dove e come il Signore vorrà portarmi, a quale consapevolezza. Mi succede spesso di ascoltare persone (laici, preti, consacrate) che stanno vivendo una stagione della loro vita dove le certezze iniziano a crollare, su più fronti, con la conseguente fatica ad affrontare le molteplici questioni della ferialità.

Nel dare gli Esercizi (come si usa nel gergo ignaziano, diverso da predicare) rimango sempre colpito da questo smarrimento, consapevole che, come guida, non ho nessuna ricetta da dare, se non solo l’ascolto della persona e alcuni rimandi-ritorni come sguardi possibili, non come indicazioni (perché queste maturano nella relazione creatura e Creatore).

Nella pastorale che verrà il dubbio e i dubbi del prete saranno l’inedito sentiero dove incontrarsi e ritrovarsi umani con la gente.

Il dubbio nel prete non è debolezza, ma maturazione.

Il dubbio nel prete non è mancanza di fede in Dio, ma rigenerazione in lui.

Il dubbio nel prete non è perdita del ruolo, ma lo rende più vicino alla gente.

Il dubbio nel prete non è carenza di formazione teologica, ma lo aiuta a mollare la presa su Dio.

Il dubbio nel prete non è perdita della guida, ma lo rende più umano con la sua gente.

Nella pastorale che verrà, pertanto, rimanere aperto al dubbio, aiuterà il parroco a essere visto dalla gente non come l’uomo delle certezze convinte, ma la persona che sa condividere i suoi dubbi. Se ho solo certezze prima o poi crollo; sono i dubbi che mi aiutano a stare in piedi.

La frase di Gesù a Tommaso, nella pastorale e nella Chiesa che verrà, favorirà una relazione più autentica e genuina tra il parroco e la gente, tra lui e chi non metterà mai piede in chiesa.

«Non essere più incredulo», come a dire: non fare delle tue convinzioni («se non metto la mia mano», ecc) la forza della relazione con Dio, perché questa matura con la carne della croce e con la carne della gente. I dubbi sono la strada, fuori della chiesa, dove ritrovarsi tutti alla pari.

Avere preti troppo convinti di Dio e su Dio, può portare ad avere preti troppo soli e isolati (mi fa dire l’esperienza e ben contento di essere contraddetto). Se la gente mi vede e mi sente un po’ dubbioso, incapace anche a dare risposte ai perché accadono fatti cruenti nelle famiglie, nella cronaca quotidiana, può essere una via per far crescere un popolo che cammina insieme, più che il prete davanti e tutti gli altri dietro.

Se Francesco chiama la morte sorella, nella pastorale che verrà, mi farà bene come prete chiamare il dubbio fratello, perché non ho Dio in mano, ma semmai, insieme, siamo nelle sue mani.

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