Giacomo Ruggeri – pastoralista

In un corso di teologia la dogmatica è come un ombrello sotto il quale sono elencate molteplici espressioni e termini che, a loro volta, diventano dei percorsi tematici ad hoc. Il termine dogmatica non è ristrettivo ai soli dogmi che la Chiesa ha pronunciato nel corso dei secoli, ma è il catalizzatore di ulteriori concetti finalizzati a dare senso e spiegazione di cosa voglia dire, ad esempio, credere in Dio Padre, credere nel Figlio, credere nello Spirito Santo, credere nella Chiesa condensato nel Credo che ogni domenica è nella professione di fede. Dottrina su Dio, Dottrina della creazione, Cristologia, Pneumatologia, Dottrina della grazia, Ecclesiologia, Mariologia, Dottrina generale dei Sacramenti, i singoli Sacramenti, Escatologia, Dottrina Trinitaria: è una terminologia molto specifica, densa e condensata di nozioni, concetti e parole che, solo al sentirle pronunciare, viene da chiedersi: di cosa stiamo parlando? È già sufficiente rileggere le singole frasi qui riportate per comprendere, anche per chi le legge e le sente pronunciare per la prima volta, che nell’espressione «credere in Dio» vi è molto di più della relazione tra me e Dio. Nel tempo attuale la parola fede, nel pensare comune delle persone, è una questione arginabile tra me e Dio, senza mediatori, né mediazioni. Insegnare teologia oggi, dunque, è molto più arduo e in salita rispetto al passato perché il cristianesimo affronta la sua metamorfosi più inedita, e inaudita, della sua esistenza. Oggi il contenuto della fede (dogmi, sacramenti, Trinità, Chiesa, ecc.) impatta su una fede dal contenuto singolarizzato: io singolo scelgo in chi, cosa, come, perché credere.

La fede in cerca di contenuto

Pensiamo al momento del Credo durante la Messa: in pochi minuti sono condensati secoli di storia, secoli di riflessioni teologiche, secoli di diatribe e discussioni anche agguerrite soprattutto quando il tempo delle eresie e degli eretici rovesciavano le verità fondate sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione, successione apostolica. La professione di fede durante la Messa, detta anche Credo degli Apostoli o Simbolo apostolico, è pronunciata da tutta l’assemblea presente alla celebrazione; se mi si chiede con quale consapevolezza interiore le singole frasi sono credute, vissute dalla singola persona è il caso di dire che è un mistero nel senso greco del termine, ovvero: balbetto parole eterne. C’è una dogmatica spiegata nei corsi di teologia e c’è una dogmatica che impatta nella carne di una persona, nella storia di una parrocchia, nella formazione di un corpo docenti, nella cultura socio-politica del proprio tempo. Quando Bergoglio dice ai teologi di «fare teologia in ginocchio» penso che possa avere una triplice declinazione:

  • teologia in ginocchio come professori, che, assieme al custodire la Tradizione della Chiesa nei suoi fondamenti e nelle sue verità, cercano nuove vie, forme, modalità di proposta e di linguaggio che possano essere di accompagnamento alla singola persona che cerca contenuti credibili, oltre che creduti, alla sua adesione e al suo assenso quotidiano a Dio e alla Chiesa nella quale vive figlia del proprio tempo;
  • teologia in ginocchio come comunità, perché per quanto la cultura attuale si adoperi per privatizzare il concetto di fede mettendo tra parentesi io-Dio come questione personale, vi è un vissuto feriale di una parrocchia a portare la fede nella questione sociale, nel senso che è interpellante da sé. Pensiamo alla malattia, alla morte che ne deriva, al male reiterato come se fosse dominante su tutto e tutti: tutto ciò che non può non provocare la fede e i suoi fondamenti, dove la singola persona ha bisogno di parlarne, di confrontarsi, di chiedere un suggerimento su ciò che sta vivendo. La teologia, allora, è molto di più della domanda su Dio, ma diviene la domanda con Dio e la sua risposta non è confinata nelle sole nozioni, ma riverbera in un pensiero come parrocchia. Ed ecco, perciò, un compito alla teologia di oggi: offrire strumenti di pensiero per parrocchie afone di pensiero. L’agire celebrativo-liturgico-cultuale è una via di incontro con la persona di questo tempo, ma non può essere l’unica mano tesa a chi cerca risposte a interrogativi profondi;
  • teologia in ginocchio come relazione esperienziale, consapevoli che ogni persona si pone la questione di Dio soprattutto quando si sente toccata nella carne, dicendo: perché proprio a me? Cosa ho fatto per meritarmi questo? Perché Dio mi fa soffrire in questo modo? La dogmatica necessità di essere incarnata, ovvero calata nella storia di ciò che la persona vive. Al professare la fede nel Credo della celebrazione domenicale è bene che segua una relazione esperienziale e narrativa che aiuti a portare le verità della fede nella verità della vita. Parroci, professori, catechisti e chiunque svolge un servizio e un ministero nella Chiesa: ad essi si aprono coinvolgenti sfide e prospettive che nutrano il cammino della fede di una persona e di una parrocchia nei singoli passi che si aprono in ogni giornata.