Nella serata culturale in una sorta di focus a più voci, si è guardato ad una Chiesa che si ripensa onlife, ovvero in un contesto ibrido dov’è venuto meno il confine tra mondo fisico e mondo digitale. La pastorale digitale, ha spiegato Fortunato Ammendolia (esperto di pastorale digitale, intelligenza artificiale ed etica), attiva processi per permettere alla pastorale ordinaria di ripensarsi considerando opportunamente le tecnologie digitali. Sul fronte di una pastorale digitale che considera la comunicazione digitalmente mediata con attenzione all’ascolto dell’altro nella Rete, è stata evidenziata l’esperienza del missionario digitale (nel suo essere assunta ecclesialmente), attraverso il raccontarsi di don Marco Ferrari, della diocesi di Milano. Altro aspetto toccato nella serata, guardando alla pastorale digitale in senso più ampio, ovvero di attenzione alle ricadute delle tecnologie digitali – non strumenti ma forze ambientali – è stato quello dell’Intelligenza Artificiale, il cui impatto è al cuore del cambiamento d’epoca in corso. La questione del formarsi come Chiesa a vivere in un mondo iperconnesso dove la tecnica è ambiente, non è estranea al clero, che è chiamato in un’azione evangelizzatrice a sostenere una tecnologia orientata all’umano, per una società 5.0. L’esperienza del Servizio dell’Apostolato digitale della diocesi di Brescia, con le voci del suo coordinatore don Roberto Manenti e dell’ingegnere Enrico Milani (diacono bresciano), ha evidenziato che la questione del digitale non è un di più nella pastorale, bensì un passo per formare coscienze. Il video di WeCa (associazione Web Cattolici Italiani), con la spiegazione del suo presidente Fabio Bolzetta, ha permesso di cogliere unitamente all’invito alla formazione attraverso i canali digitali di WeCa, la forza di una comunicazione digitale bella, ossia capace di interpellare e di coinvolgere, di far desiderare.