Pier Giuseppe Accornero – sacerdote, giornalista, scrittore
Finalmente due laici, morti nel fiore dell’età. Saranno canonizzati insieme Carlo Acutis il «mago del computer» e Pier Giorgio Frassati «lo studente delle otto beatitudini»; l’informatico e il giovane che intendeva «vivere e non vivacchiare»; il quindicenne milanese e il ventiquatrenne torinese; due giovani laici. Leone XIV li eleverà agli onori degli altari domenica 7 settembre 2025, festa della Natività della Beata Vergine Maria. Per Acutis, beatificato ad Assisi il 10 ottobre 2020, la data era fissata il 27 aprile, domenica «della Divina Misericordia»; per Frassati, beato dal 20 maggio 1990, sarebbe stato proclamato nel Giubileo dei giovani del 28 luglio-3 agosto, ma Papa Francesco è morto il 21 aprile e Loene è stato eletto l’8 maggio. Sono due figure giovani, di epoche diverse e dal vissuto differente ma uniti dal forte amore a Cristo e dalla capacità di trasmetterlo a quanti incontrano.
Giovanni Battista Montini-Paolo VI il primo estimatore
«Pier Giorgio Frassati ci dice che il cristianesimo è tuttora la forza della vera giovinezza. Ci dice che il cristianesimo è forte e vivo nell’umiltà delle sue virtù interiori e severe; è forte quando è vissuto con sacrificio». Nella parrocchia torinese della Crocetta il 3 luglio 1932 mons. Giovanni Battista Montini, pezzo grosso della Segreteria di Stato e assistente della Federazione degli universitari cattolici (FUCI), commemora il settimo anniversario della morte di Pier Giorgio (4 luglio 1925). «La sua figura ci è scudo contro una delle più forti e sottili tentazioni che attentino alla vita spirituale; la vita cristiana autentica, completa, avida di perfezione, rappresenta ormai una concezione ristretta e sorpassata dell’esistenza umana, un ideale spento, un mondo piccolo e chiuso, un arcaismo che solo chi vive ai margini del grande fiume dell’attività moderna può fare suo». La sua risposta «è la sua vita, la vita di un forte. Così l’hanno visto quelli che l’hanno guardato di fuori. Prima d’accorgersi ch’era d’animo santo, hanno visto ch’era d’animo forte. Hanno visto ch’era un uomo». E cita lo splendido elogio del segretario socialista Filippo Turati «Era veramente un uomo».
Nel marzo 1933 don Montini – antifascista per indole e per educazione familiare – è costretto a lasciare l’incarico nella Fuci per non offrire altre occasioni al fascismo di intervenire contro i circoli cattolici. Sostituto e poi pro-segretario di Stato, il 1° novembre 1954 Pio XII lo nomina arcivescovo di Milano. E Giovanni XXIII gli impone la berretta cardinalizia il 15 dicembre 1958. Roncalli ammette candidamente che se Montini fosse stato cardinale già nel ’58 sarebbe stato eletto Papa. Il bergamasco Angelo Giuseppe e il bresciano Giovanni Battista, educati secondo i rigidi canoni della riforma tridentina e nutriti dalla solida «pietas» lombardo-veneta, coltivano un’intensa collaborazione. Il cardinale arcivescovo di Milano il 1° settembre 1959 al Teatro Alfieri di Torino tiene la prolusione al 35° congresso nazionale Fuci: «C’è qualcuno qui ch’io vedo e non si vede… eppure è presente». Un attimo di esitazione. Poi la platea capisce, si scioglie, applaude fragorosamente: «Per cominciare devo vincere una tentazione, una specie di incantesimo: quella di stare a guardare e di cercare con l’occhio il volto d’uno studente bello e vigoroso di Torino, di cui in questi anni la gioventù nostra ha studiato i lineamenti e meditato la virile bontà, come un modello, un fratello ideale. Si riaccende in noi, ammirando questa figura di giovane, il desiderio dell’imitazione, dell’emulazione; ci conforta la certezza che una giovinezza forte e limpida è possibile e vicina».
Poi Montini va a trovare il padre, Alfredo Frassati, presidente dell’Italgas
Testimoniò la signora Lucia Busca, segretaria di Frassati: «Il senatore provava una sconfinata ammirazione per Montini. Il colloquio era durato a lungo, il commiato commovente e affettuoso. Emozionatissimo il presidente non nascondeva le lacrime: “Lei ha visto il cardinale Montini? Lei ha visto il futuro Papa. Perché il cardinale Montini certissimamente sarà Papa. Io non sarò più qui, ma lei lo vedrà Papa». L’amicizia e lo struggente ricordo del figlio favoriscono la conversione di Alfredo e lo accompagnano alla morte il 21 maggio 1961. Montini è eletto Papa il 21 giugno 1963. Anche dietro le pressioni di Giuseppe Lazzati, rettore dell’Università Cattolica, del cardinale arcivescovo di Torino Michele Pellegrino e dell’episcopato subalpino, il 20 gennaio 1977 Paolo VI sblocca la causa per la beatificazione ferma dal 1941 per assurde dicerie.
Carlo Acutis, talento della rete e cuore grande, precoce d’intelligenza e di anima
Quando muore a 15 anni per leucemia fulminante, ha bruciato le tappe della fede e dell’amore a Dio, alla Chiesa e ai poveri. Sulla rete non lancia messaggi che si perdono negli algoritmi e negli insulti. Papa Bergoglio se ne innamora e il 10 ottobre 2020 lo beatifica ad Assisi dove le spoglie riposano nel santuario della Spogliazione: «La sua testimonianza indica che la vera felicità si trova mettendo Dio al primo posto e servendolo nei fratelli, specialmente gli ultimi». La sua storia colpisce per la testimonianza cristallina, la passione tecnologica e la morte prematura. Nasce il 3 maggio 1991 a Londra, da agiata famiglia lombardo-piemontese: è figlio di Andrea, finanziere aziendale della banca d’affari Lazard Brothers, poi presidente di Vittoria Assicurazioni. La famiglia emigra per lavoro a Londra, ma poi torna in Italia. Un ragazzo semplice, anche se viene da una famiglia importante: due paia di scarpe per lui sono troppe. Ha un rapporto sempre più forte con la fede, splendida, matura, esemplare. Giovanissimo catechista, trasmette la fede anche con i mezzi telematici, come il sito «Miracoli eucaristici». Centrali «l’Eucaristia la mia autostrada per il cielo», la Vergine, l’amore per gli altri. Attraverso Internet porta Gesù ai coetanei. Una vita ordinaria: studia; gioca a pallone; ama i poveri, gli emarginati, i barboni: «Tutti nascono come originali ma molti muoiono come fotocopie», riferendosi alla tendenza dei giovani, e non solo, a omologarsi e a smanettare tutto il giorno.
Non è caduto nella trappola dei social
Nell’esortazione apostolica «Christus vivit», frutto del Sinodo del 2018 sui giovani, Francesco lo addita come genio dell’informatica: «È vero che il mondo digitale può esporti al rischio di chiuderti in te stesso, dell’isolamento o del piacere vuoto. Ma non dimenticare che ci sono giovani creativi e a volte geniali. Sapeva che i meccanismi della comunicazione, della pubblicità e delle reti sociali possono essere utilizzati per farci diventare soggetti addormentati, dipendenti dal consumo e dalle novità che possiamo comprare, ossessionati dal tempo libero. Lui ha saputo usare le nuove tecniche per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza. Non è caduto nella trappola. Vedeva che molti giovani finiscono per essere uguali agli altri, correndo dietro a ciò che i potenti impongono loro attraverso i meccanismi del consumo e dello stordimento».
Colpito da leucemia: «Da qui non esco vivo»
La mamma Antonia Salzano Acutis ne rammenta «la simpatia straordinaria, l’eccezionale capacità di relazione con gli altri, il carisma. Alcuni ingegneri informatici erano sbalorditi dai suoi lavori. È sempre stato precoce: la prima parola l’ha detta a 3 mesi; in un viaggio in treno a 11 anni si mise a parlare con un ingegnere per quattro ore. Usava il pc per evangelizzare. Tutte le sere andava a portare cibo e bevande calde ai poveri, comprava sacchi a pelo e coperte per i barboni». Aggiunge la mamma: «Ha affrontato la malattia con il sorriso, mai un lamento, non aveva paura. La malattia è stata rapidissima. Si pensava a un’influenza e invece dopo qualche giorno aveva un’astenia profonda. Dalle analisi del sangue gli diagnosticarono una leucemia fulminante». Lui dice: «Il Signore mi ha dato una bella sveglia». Offre le sofferenze per il Papa e per la Chiesa: «Muoio felice perché non ho mai sprecato un minuto della mia vita in cose che non piacciono a Dio. Non voglio fare il Purgatorio, voglio andare diritto in Paradiso».
Guariscono un bambino brasiliano e una ragazza costaricana
Il 12 ottobre 2006 a Monza si addormenta «con un sorriso bellissimo». Il miracolo attribuito a lui per la beatificazione avviene nel 2013 a favore di un bambino brasiliano con una rara anomalia congenita al pancreas: dolori, vomito, non mangia nulla. Al terzo giorno di una novena di preghiere, il bambino chiede di mangiare. I medici gli fanno la TAC e scoprono che il pancreas si è ricostruito da solo. Straordinaria anche la storia del miracolo per la canonizzazione. L’8 luglio 2022 pellegrina sulla tomba c’è mamma Liliana della Costarica. La figlia Valeria era caduta di notte dalla bici mentre tornava a casa: trauma cranico gravissimo, craniotomia, asportazione dell’osso occipitale destro, quasi nulle le speranze. Quel giorno, l’8 luglio, l’ospedale informa: «Valeria ha ripreso a respirare, si muove e parla; l’emorragia è scomparsa».
«Il cuore della Chiesa è pieno di giovani santi, che hanno dato la vita per Cristo, molti fino al martirio. Sono stati riflessi di Cristo giovane che risplendono per stimolarci e farci uscire dalla sonnolenza. Il Sinodo ha sottolineato che “molti giovani santi hanno fatto risplendere i lineamenti dell’età giovanile e sono stati veri profeti di cambiamento; il loro esempio mostra di che cosa siano capaci i giovani quando si aprono all’incontro con Cristo”».
Nell’esortazione apostolica «Christus vivit» che Francesco ha firmato al santuario di Loreto il 25 marzo 2019, solennità dell’Annunciazione, una quindicina di paragrafi sono dedicati ai santi giovani, tra i quali ci sono Carlo Acutis («Un giovane creativo e geniale»); i subalpini Domenico Savio, Chiara (Luce) Badano e Pier Giorgio Frassati («Un giovane di una gioia trascinante che superava tante difficoltà». E il Pontefice di imperitura memoria aggiungeva: «Attraverso la santità dei giovani la Chiesa può rinnovare il suo ardore spirituale e il suo vigore apostolico. Il balsamo della santità generata dalla vita buona di tanti giovani può curare le ferite della Chiesa e del mondo, santi che ci hanno lasciato la testimonianza di un altro modo di vivere la giovinezza».