Fortunato Ammendolia – informatico, studioso di pastorale digitale, intelligenza artificiale ed etica, docente invitato in istituzioni accademiche.

La prospettiva mistagogica della pastorale e il digitale: alcuni spunti

In occasione del Giubileo delle Chiese Orientali, il 14 maggio 2025, papa Leone XIV nel discorso rivolto ai partecipanti evidenziando la preziosità dell’Oriente cristiano ha affermato: «Quanto bisogno abbiamo di recuperare il senso del mistero, così vivo nelle vostre liturgie, che coinvolgono la persona umana nella sua totalità, cantano la bellezza della salvezza e suscitano lo stupore per la grandezza divina che abbraccia la piccolezza umana! E quanto è importante riscoprire, anche nell’Occidente cristiano, il senso del primato di Dio, il valore della mistagogia…». Nello Strumento di lavoro per la fase profetica del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, il richiamo alla mistagogia quale via per la formazione ritorna cinque volte. Anzitutto nella Scheda 4, su «qualità celebrativa, partecipazione e formazione liturgica», in quella prima parte del sussidio tesa a focalizzare urgenze dell’ora per «il rinnovamento missionario della mentalità ecclesiale e delle prassi pastorali». Il punto di partenza è tracciato richiamando il numero 27 del Documento finale del Sinodo 2021-2024[1], che tratta dell’approfondimento del legame tra liturgia e sinodalità perorando, in particolar modo, lo sviluppo di una catechesi sulla sinodalità in chiave mistagogica. Ai fini della nostra trattazione, consideriamo uno dei criteri atti a orientare scelte operative che ritroviamo nell’introduzione della seconda sezione dello Strumento di lavoro: «Pensare la formazione ecclesiale anche in ottica mistagogica, continua e permanente».

Il metodo proposto, quindi, è quello mistagogico: prendere per mano e condurre all’Incontro, per una consapevolezza del mistero che viene celebrato e del suo rapporto con l’esistenza quotidiana. Tre sono gli elementi della mistagogia: l’interpretazione dei riti alla luce degli eventi biblici, che si incontrano in tutti e due i Testamenti; l’introduzione al senso dei segni liturgici; il significato dei riti in vista dell’impegno cristiano nella vita.[2] La mistagogia, quindi, permette di operare una sintesi tra celebrazione, catechesi e vita.

Della necessità di lasciarsi interpellare da un rinnovamento in chiave mistagogica ne aveva già parlato Francesco nella Evangelii gaudium al n. 166, assumendo così la progressività dell’esperienza formativa a cui interviene tutta la comunità ed una rinnovata valorizzazione dei segni liturgici; un rinnovamento non avulso dalla plasticità, ovvero dalla possibilità di assumere forme molto diverse in accordo con il discernimento di ogni comunità educativa. È interessante collegare la dimensione comunitaria incoraggiata da Francesco con quanto evidenziato nella Scheda 7 dello Strumento di lavoro in ripresa di un passaggio del Documento finale del Sinodo 2021-2024: «Una delle richieste emerse con maggiore forza e da ogni parte lungo il processo sinodale è che la formazione sia integrale, continua e condivisa. Il suo scopo non è solo l’acquisizione di conoscenze teoriche, ma la promozione di capacità di apertura e incontro, di condivisione e collaborazione, di riflessione e discernimento in comune, di lettura teologica delle esperienze concrete. Deve perciò interpellare tutte le dimensioni della persona (intellettuale, affettiva, relazionale e spirituale) e comprendere esperienze concrete opportunamente accompagnate. Altrettanto marcata è stata l’insistenza sulla necessità di una formazione a cui prendano parte insieme uomini e donne, Laici, Consacrati, Ministri ordinati e Candidati al Ministero ordinato, permettendo così di crescere nella conoscenza e stima reciproca e nella capacità di collaborare […]»[3].

Dal Direttorio per la catechesi al n. 98 emerge che la dimensione mistagogica della catechesi comprende anche l’inserimento nella liturgia domenicale e nelle feste dell’anno liturgico. Viene così incoraggiato un percorso che considera l’anno liturgico quale itinerario di fede. Potremmo dire: «Viventi, secondo la domenica onlife». Infatti, tutto il nostro vissuto – tempo del lavoro (o del dovere oggettivo) e tempo libero (del diritto del soggetto) – si radica così nella domenica, tempo festivo (del dono intersoggettivo)[4]. In tal senso, tappa di preparazione alla domenica è la catechesi liturgica[5] (o mistagogica) comunitaria: è momento di unità, formazione, interpretazione della storia, progettualità.

La proposta di un cammino comunitario incentrato sulla domenica e sulla centralità in questo giorno della celebrazione eucaristica, aprono in particolar modo a qualche considerazione sul rapporto tra liturgia e new media in termini di tecnologie di comunità[6], ovvero considerando la capacità della tecnologia di (ri)costruire la comunità, di riarticolare il rapporto tra il dentro e il fuori la Chiesa, in termini trasmissivi, aggregativi, partecipativi (anche di ricaduta su persone di fatto tagliate fuori dalla nostra comunicazione intenzionale).

Una prima riflessione considera l’ars celebrandi. Dando ormai per acquisito che una celebrazione eucaristica in live streaming video (in diretta) non ha validità[7], va evidenziato che «nell’estetica performativa digitale i riti liturgici non possono presentarsi mediocri: o eccellono nella loro forza e nella forma, o cadono nell’insignificanza, annoiano fino all’abbandono. I riti della fede, celebrati con cura e attenzione, producono invece, una vera elaborazione del senso del credere»[8].

Una seconda riflessione è inerente alla catechesi comunitaria (e quindi, riferito ad ogni catechesi e ad incontri progettuali a carattere sinodale). In questo ambito, ben si comprende l’apporto delle tecnologie digitali in termini di fruizione di contenuti opportunamente selezionati, o di coinvolgimento a distanza di esperti. Ma va anche evidenziata la possibilità di coinvolgimento a distanza di chi è impossibilitato a partecipare. Ad esempio, l’impiego di piattaforme di “intelligenza collaborativa”[9] permetterebbe di progettare e/o verificare “insieme”, agevolmente. Si pensi, in tal senso, ai possibili vantaggi che ne deriverebbero per gli eventi di pietà popolare[10]. Ciò, infatti, favorisce il far sentire l’altro parte attiva della comunità; permette pure di cogliere i punti di vista differenti, elaborare conflitti, educare all’opinione.

Una terza riflessione è inerente alla vita della comunità che si fa storia. Utilizzare, quindi, la rete per narrare la propria domenica – specie in termini di passaggio dalla liturgia alla vita – all’interno della “Storia delle storie”. «I racconti ci segnano, plasmano le nostre convinzioni e i nostri comportamenti, possono aiutarci a capire e a dire chi siamo. […] Non si tratta perciò di inseguire le logiche dello storytelling, né di fare o farsi pubblicità, ma di fare memoria di ciò che siamo agli occhi di Dio, di testimoniare ciò che lo Spirito scrive nei cuori, di rivelare a ciascuno che la sua storia contiene meraviglie stupende»[11]. Ciò farà scaturire confronto, aprendo alla corresponsabilità.

Invito in WhatsApp a lasciarsi interpellare dalla Parola: un’esperienza che ha preso forma nell’Istituto delle Figlie di S. Anna

Ore 7.00, all’incirca. Una notifica da WhatsApp s’inserisce tra le prime sonorità del mio mattino. Un veloce sguardo allo smartphone si rende necessario per confermare mittente e contenuto… l’arrivo dell’invito a far spazio nella giornata alla parola di Dio, che educa. Una notifica che, implicitamente, veicola pure il «buongiorno» del mittente, suor Victoria, fsa[12]. Una notifica che dal 7 novembre 2022 – il mattino seguente al mio primo incontro con la religiosa nella Pontificia Università Urbaniana – m’interpella, consegnandomi un’audio sulla Parola del giorno – testo biblico e breve meditazione di uno degli ultimi papi –. A questa notifica quotidiana, oggi, mi piace associare un’espressione di Leone XIV: «… mi getta davanti una parola che mi provoca e mi spinge ad interrogarmi. […] È come un seme che viene gettato nel terreno della nostra vita. […] Cos’è dunque questo terreno? È il nostro cuore, ma è anche il mondo, la comunità, la Chiesa. La parola di Dio, infatti, feconda e provoca ogni realtà»[13]. A suor Victoria, che nell’anno accademico 2022-2023 si era iscritta al percorso di “Fondamenti di pastorale digitale”[14], chiesi di sviluppare la tesina d’esame proprio su quel gesto di semina in largo – nei suoi contatti WhatsApp – della Parola del giorno, per comprenderne la genesi ed evidenziare le fonti del contenuto e le ricadute onlife. Qui di seguito si riportano passaggi di quella tesina, di fatto recentemente arricchiti dalla religiosa con riferimenti alle «nuove Costituzioni», approvate nel 2023 dal Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica della Santa Sede. Circa la genesi suor Victoria afferma: «Questo gesto, come ogni gesto delle Figlie di S. Anna, ha la sua origine nell’amore fraterno, ciò che Madre Rosa Gattorno – la fondatrice – soleva indicare come lo “stemma della mia Famiglia”. Un gesto, quindi, che s’inquadra in un clima di corresponsabilità per la crescita in Cristo: un aiuto scambievole per lo sviluppo della personalità umana e religiosa che può prendere forma solo nell’accoglienza reciproca…». La religiosa approfondisce: «In modo particolare, le anziane e le inferme contribuiscono a rinsaldare l’unità della Comunità e a rendere più efficace la sua irradiazione apostolica… La comunità non manca di circondarle di cure affettuose e di offrire loro tutti gli aiuti materiali e spirituali di cui ciascuna necessita[15]. In prima istanza, questo mio gesto può dirsi di attenzione ad un’esigenza manifestatami da una consorella già missionaria in Perù, avanti negli anni, con progressivi problemi alla vista: “Come avrebbe potuto ricorrere con assiduità alla lettura spirituale come alimento della fede e valido aiuto per un’esistenza che, tutta compenetrata dall’amore di Dio, si fa capacità di dono per gli altri?”[16]. Gli chiesi allora se avesse avuto piacere ad ascoltare audio pubblicati sul sito web Vatican News[17], in modo particolare sulla Parola del giorno. Mi disse di sì. Riusciva ad usare WhatsApp: fu quello il mio primo invio sulla Parola del giorno. Lei stessa mi invitò a ripetere quell’invio alle consorelle che avevano difficoltà a leggere ma sapevano maneggiare uno smartphone. Da quel giorno gli invii sulla Parola del giorno sono andati aumentando…». Quanto pubblicato in audio in Vatican News sulla Parola del giorno interpella prima di tutto la stessa suor Victoria: è via per la sua meditazione personale. A suor Victoria piace evidenziare che questo suo uscire e abitare il mondo digitale s’inquadra in una rilettura dell’Istituto delle Figlie di S. Anna nell’oggi, in un’era iperconnessa, nella cosiddetta vita onlife caratterizzata dal venire meno del confine tra mondo fisico e mondo digitale. Utilizza una frase carica di movimento: «Convocate dalla Parola, illuminate da essa, sperimentiamo il bisogno di una costante conversione»[18]. Spiega: «La nostra spiritualità è biblica, pertanto l’ascolto – “Shemà Israel” – è imperativo centrale per la nostra vita personale, comunitaria e per il servizio in qualsiasi ambito di vita. Siamo un resto degli ‘anawîm[19]: “piccole”, dunque, ma con la scintilla della fede nel cuore. Rimanere nello spazio della fede non è fuggire da un’epoca ma elaborarla nelle sue caratteristiche, e vivere “facendo nascere o rafforzando nei fratelli la certezza che il Regno di Dio è presente e avrà il suo compimento nella vita senza fine”»[20]. D’altronde, le stesse Costituzioni evidenziano per ogni Figlia di S. Anna la necessità di essere ovunque presenza pastorale intelligente, discreta, aggiornata e sempre informata al carisma dell’Istituto[21], aperta alle nuove forme di servizio che il mutamento del contesto socio-ecclesiale possa richiedere[22]. Suor Victoria specifica: «Circa il modo in cui dobbiamo abitare le tecnologie digitali la riflessione è avviata. Non si può che promuovere l’attenzione all’umano, con processi che realmente lo “elevino”. Ciò richiede un costante vigilare e discernimento personale e comunitario». Ricentrando sullo smartphone, suor Victoria aggiunge: «Oggigiorno, anche una religiosa vive in un’infosfera sempre più digitale. Nella quotidianità, diviene indispensabile possedere uno smartphone personale: non è più sufficiente uno smartphone o un computer della comunità. Lungo la via si ha necessità di informazione, d’interazione con un’App ad uno sportello, ad un punto vendita…, di comunicazione. Non è un bene di lusso nelle mani di chi è votato alla povertà evangelica… La direzione è deducibile dal Direttorio[23] e può essere tracciata con indicazioni chiave: utilizzo con spirito critico… in spirito di apostolato… per un approccio alla realtà… via di evangelizzazione… con senso di carità… sobrietà… prudenza». L’invio della Parola del giorno operato da suor Victoria, quindi, s’inquadra nell’orizzonte tracciato. Di fatto, l’audio sulla Parola del giorno è disponibile in Vatican News solo in italiano; nelle lingue spagnola ed inglese se ne ritrova la trascrizione. Data l’universalità dell’Istituto, nel tempo, ha preso pure forma un invio attento all’idioma delle nazioni in cui le Figlie di S. Anna sono presenti. Suor Victoria specifica: «Ho pensato di coinvolgere tutti i miei contatti: famigliari, consorelle, amici… C’è stato chi, dopo qualche invio, mi ha ringraziato per avergli reso noto Vatican News, fonte certificata della Chiesa Cattolica, aggiungendo che preferiva accedere direttamente al sito anche per uno sguardo più ampio…  C’è stato chi mi ha chiesto di aggiungere qualche suo contatto, permettendomi così una semina in un campo più ampio e aprirmi a nuova prossimità. In diversi, mi hanno detto che quanto da me inviato e da loro inoltrato… E quando, per qualche impedimento, mi capita di non riuscire a compiere quell’invio, c’è chi ne manifesta la mancanza o mi chiede il perché».

Suor Victoria inquadra le ricadute del suo gesto: «Convinta della forza della Parola, cerco di essere costante nell’invio. Definirei questa esperienza-apostolato un “cammino insieme” secondo la Parola, che apre alla corresponsabilità negli ambienti di vita. Essa accompagna casalinghe che l’ascoltano mentre espletano lavori domestici… chi è alla guida diretto al suo lavoro… lo studente… l’uomo nella sofferenza… Alcune sorelle che assistono persone in coma riproducono quell’audio affiancandolo all’orecchio dell’assistito». Suor Vittoria conclude: «Quale ritorno a quell’invio non manca l’attivazione di dialoghi, alcuni dei quali aprono ad incontri nel mondo fisico; non manca neppure la richiesta di preghiera che, come Figlia di S. Anna, accolgo e con la mia comunità presento a Dio».

Dal magistero di Francesco, primo papa onlife

Piace far sintesi riproponendo parole di papa Francesco: «[…] L’uso del social web è complementare all’incontro in carne e ossa, che vive attraverso il corpo, il cuore, gli occhi, lo sguardo, il respiro dell’altro. Se la rete è usata come prolungamento o come attesa di tale incontro, allora non tradisce se stessa e rimane una risorsa per la comunione. Se una famiglia usa la rete per essere più collegata, per poi incontrarsi a tavola e guardarsi negli occhi, allora è una risorsa. Se una comunità ecclesiale coordina la propria attività attraverso la rete, per poi celebrare l’Eucaristia insieme, allora è una risorsa. Se la rete è occasione per avvicinarmi a storie ed esperienze di bellezza o di sofferenza fisicamente lontane da me, per pregare insieme e insieme cercare il bene nella riscoperta di ciò che ci unisce, allora è una risorsa. Così possiamo passare dalla diagnosi alla terapia: aprendo la strada al dialogo, all’incontro, al sorriso, alla carezza… Questa è la rete che vogliamo. Una rete non fatta per intrappolare, ma per liberare, per custodire una comunione di persone libere. La Chiesa stessa è una rete tessuta dalla comunione eucaristica, dove l’unione non si fonda sui “like”, ma sulla verità, sull’“amen”, con cui ognuno aderisce al Corpo di Cristo, accogliendo gli altri»[24].

Tratto da Orientamenti Pastorali 7/8(2025). EDB. Tutti i diritti riservati.

[1] «Esiste uno stretto legame tra synaxis e synodos, tra l’assemblea eucaristica e quella sinodale. Pur in forma diversa, in entrambe si realizza la promessa di Gesù di essere presente dove due o tre sono riuniti nel Suo nome (cfr. Mt 18,20). Le assemblee sinodali sono eventi che celebrano l’unione di Cristo con la Sua Chiesa attraverso l’azione dello Spirito. È Lui che assicura l’unità del Corpo ecclesiale di Cristo nell’assemblea eucaristica come in quella sinodale. La liturgia è un ascolto della Parola di Dio e una risposta alla sua iniziativa di alleanza. Anche l’assemblea sinodale è un ascolto della medesima Parola, che risuona tanto nei segni dei tempi quanto nel cuore dei Fedeli, e una risposta dell’assemblea che discerne la volontà di Dio per metterla in pratica. L’approfondimento del legame tra liturgia e sinodalità aiuterà tutte le comunità cristiane, nella pluriformità delle loro culture e tradizioni, ad assumere stili celebrativi che manifestino il volto di una Chiesa sinodale. A questo scopo, chiediamo l’istituzione di uno specifico Gruppo di Studio, a cui affidare anche la riflessione su come rendere le celebrazioni liturgiche più espressive della sinodalità; si potrà inoltre occupare della predicazione all’interno delle celebrazioni liturgiche e dello sviluppo di una catechesi sulla sinodalità in chiave mistagogica». Francesco, XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione, Documento finale (approvato da Papa Francesco il 26 ottobre 2024), Libreria Editrice Vaticana, pp. 200.

[2] PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE, Direttorio per la catechesi, Libreria Editrice Vaticana, 2020, n. 98.

[3] Francesco, XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione, Documento finale, n. 143.

[4] Cfr. A. Grillo, Riscoprire la domenica, oltre il precetto, dentro la celebrazione, nel cuore della vita. Relazione tenuta nell’incontro pastorale della Chiesa di Rieti, settembre 2019.

[5] Si tratta di catechesi liturgica diretta, poiché parte dai testi e dai segni della liturgia.

[6] P.C. Rivoltella, Quale presenza ecclesiale nell’attuale contesto comunicativo, Atti della 71a Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, Roma, 21-24 maggio 2018.

[7] Sono “virtualizzati” due elementi fondamentali della celebrazione eucaristica: l’esperienza della Chiesa che si raduna – il costituirsi assemblea celebrante, in risposta ad una convocazione – e l’esperienza della partecipazione attiva – il rito è esperienza complessa di corporeità –.

[8] D. Cravero, Simbolico rituale, simbolico digitale, in  Rivista di pastorale liturgica, 338(2020)1,  Editrice Queriniana, p. 37.

[9] L’intelligenza collaborativa è un tipo d’intelligenza capace di confrontarsi con altri; occorrono le conoscenze, prospettive e sforzi di più persone per massimizzare le possibilità di andare verso il giusto. Ne abbiamo visto un’applicazione in Processi di Pastorale digitale, per formare alla sinodalità e alla corresponsabilità / 1, Orientamenti pastorali 3/2025, EDB.

[10] La Scheda 4 dello Strumento di lavoro, nelle scelte possibili al punto k propone: «Valorizzare le forme e i riti della pietà popolare come risorse per l’evangelizzazione nei contesti dove rappresenta un’eredità viva e sentita (cf. Evangelii Gaudium, 122-126)».

[11] Francesco, «Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria» (Es 10,2). La vita si fa storia, Messaggio per la LIV Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, 2020.

[12] Sigla che indica le Figlie di S. Anna, Istituto religioso di diritto pontificio. «La congregazione delle Figlie di S. Anna, Madre dell’Immacolata, fondata da madre Rosa Gattorno, è una piccola parte del Popolo di Dio che, mossa dallo Spirito Santo a rispondere ad una gratuita chiamata del Padre, si è radunata per lavorare nel “campo del Signore”, collaborando, nella Chiesa e con la Chiesa, all’opera salvifica di Cristo, nell’atteggiamento di povertà di cuore e di dedizione materna, che fu proprio di Sant’Anna». Costituzioni, n. 1, pag. 7.

[13] Leone XVI. Ciclo di Catechesi – Giubileo 2025. Gesù Cristo nostra speranza. II. La vita di Gesù. Le parabole. 6. Il seminatore. Egli parlò loro di molte cose con parabole (Mt 13,3a). Udienza generale, 21 maggio 2025.

[14] Nel corso, coordinato dal prof. Riccardo Petricca, orientato alla progettazione di una pagina web per la pastorale, ho tenuto approfondimenti sulla pastorale digitale.

[15] Cf. Costituzioni, n. 60, pag. 55.

[16] Cf. Costituzioni, n. 50, pag. 48.

[17] https://www.vaticannews.va/it.html

[18] Cf. Costituzioni, n. 50, 51, pag. 48, 49,50.

[19] «Madre della Madre del Redentore, e perciò inserita in modo particolare nella storia della salvezza, sant’Anna rappresenta un segno di quella spiritualità di attesa che, in totale spogliamento di sé e amorosa apertura verso Dio e verso il prossimo, fu caratteristica del piccolo Resto di Israele. Pertanto, sebbene l’appartenenza di sant’Anna al popolo eletto e il suo privilegio di essere Madre di Maria siano gli unici elementi che ci è dato di conoscere intorno alla sua persona e alla sua vita, essi sono sufficienti per dedurre il messaggio in cui si fonda la spiritualità peculiare della Congregazione delle Figlie di Sant’Anna, posta per volontà di Dio sotto la sua guida e la sua tutela». Costituzioni, n. 2, pag. 7,8.

[20] Cf. Costituzioni, n. 72, pag. 68.

[21] Cf. Costituzioni, n. 75, pag. 70.

[22] Cf. Costituzioni, n. 74, pag. 69, 70.

[23] Cf. Direttorio, n. 40, pag. 29, 30.

[24] Francesco, «Siamo membra gli uni degli altri» (Ef 4,25). Dalle social network communities alla comunità umana, Messaggio per la LIII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, 2019.