Giacomo Ruggeri – pastoralista

Non scopro nulla di nuovo. Quello delle piccole-medie comunità in assenza del parroco residente è un tema che si discute da tempo nella Chiesa in Italia. Nella geografia delle diocesi italiane sono in forte aumento le piccole-medie parrocchie che, da anni, vedono il sacerdote solo per la Messa domenicale e, una volta alla settimana (quando va bene) per quella feriale.

Formazione diversificata dei laici che coordinano la propria parrocchia

Formare è un verbo che definisco nomadico, ovvero: che si muove con gli spostamenti e le molteplici mutazioni del proprio tempo sociale, politico, culturale, religioso. La formazione non è un caschetto statico da indossare valevole per ogni stagione. Qui di seguito offro alcuni punti prospettici a mo’ di elenco per imbastire un percorso formativo sul territorio diocesano, zona per zona.

Decentrare la centralità del prete

Questo è un problema concreto. “Ci penserà il prete”. È il mantra in ogni parrocchia. Ma la colpa è del prete stesso che ha forgiato, per decenni, la cultura del ruotare tutto a torno a lui, dal cercare i rami d’ulivo per la processione delle Palme all’acquisto delle ostie per le Messe. Oggi questa cultura centralista presenta un conto pesante. I sacerdoti ora defunti che per anni hanno servito le piccole parrocchie hanno lasciato un enorme buco (a volte anche economico) soprattutto di corresponsabilità. Il sacerdote in parrocchia doveva avere l’ultima parola su tutto, con la conseguenza che la gente alla fine ha tirato una linea e gli ha detto: “Allora pensaci tu!”. Per formare laici che in un futuro breve dovranno coordinare la propria parrocchia, bisognerà, innanzitutto, riconoscere e ammettere (nobis culpa, almeno come dovere morale) che questa centralità del sacerdote è stata frenante su più ambiti. Per molti sacerdoti essere riconosciuti dalla gente come status sociale, al pari del sindaco, del maresciallo, del dottore era una necessità. Per questo, l’avere tutto sotto controllo permetteva a tale status di esistere. A chi come sacerdote è venuto dopo di lui, con un’età diversa e una formazione teologica e culturale diversa, questi si è trovato il deserto relazionale, al di là del saluto e della cortesia formale da parte della gente.

Servizi diversificati: dall’aprire la chiesa, alla catechesi dei bambini, al comperare ostie e candele

In una piccola-media parrocchia dove il parroco non vi risiede, sono molteplici i servizi che richiedono di essere preparati e formati. L’aprire la chiesa, ad esempio, non ha solo un fine pratico, ma è un’assunzione di responsabilità da parte del laico che quotidianamente (mattina e sera) compie questo gesto. Aprire una porta è, in sé, molto di più di un gesto meccanico: è avere a cuore la propria chiesa, il luogo dove sono cresciuto, dove tanti paesani sono stati congedati con le esequie, dove l’entrare per accendere un lumino raccoglie in sé una poliedrica vita interiore e spirituale (una richiesta di aiuto, di ringraziamento, ecc). Le catechiste (al femminile, perché assai rari sono al maschile) di una piccola-media parrocchia non sono eterne. Bisogna adesso preparare il ricambio, anche per non sfibrarle sino all’osso e poi non trovare un sostituto. Le mamme di chi ha figli e figlie in età sacramenti (elementari e medie) solitamente (ma non è la prassi) sono quelle che più si spendono nel servizio della catechesi. Giovani mamme catechiste che hanno a cuore la formazione cristiana dei propri figli, per questo si donano settimanalmente, perché i propri figli e i loro coetanei abbiano una formazione integrale. Poi vi sono le catechiste veterane (soventi maestre, insegnanti), quelle che per diverse generazioni hanno scelto di servire in parrocchia in questo preciso tassello della comunità. Lo snodo catechesi e iniziazione cristiana è uno dei nodi per la Chiesa italiana: sacramentalizzare senza una consapevolezza di chi è Gesù, di cosa sia il Vangelo, che cosa voglia dire vivere la Messa. Formare laici nelle piccole-medie parrocchie dove la catechesi ha un suo percorso senza la necessità del sacerdote residente. Questi offre il suo unicum di prete, ma il resto è coordinato dal gruppo di catechiste. Inoltre, per l’acquisto delle ostie non serve il sacerdote. È sufficiente a chi apre la chiesa, aprire anche l’armadio in sacrestia e vedere quante ostie piccole e grandi bisogna ordinare dal fornitore e la cosa è fatta. Così dicasi per altri oggetti come candele, lumini, cera liquida, vino, ecc. se continua a pensarci il sacerdote si perpetua la sua centralità a danno della corresponsabilità.

Lodi e Vespri in chiesa quando non c’è la Messa feriale

La fede si nutre dei sacramenti, ma non solo di essi. Generazioni di sacerdoti ora defunti hanno inculcato la partecipazione alla Messa come unico modo per coltivare la propria fede. Per di più il binomio del defunto da ricordare, facendogli celebrare la Messa, ha radicato questa mentalità. Al posto della Messa feriale, avviare la preghiera comunitaria delle Lodi al mattino e dei Vespri al pomeriggio, con un piccolo gruppo che apre la strada, nel ritrovarsi in chiesa (in inverno in una piccola stanza riscaldata adiacente) è una via da esercitare sin d’ora nelle piccole-medie parrocchie. Un piccolo gruppo che, con il libro delle Lodi e dei Vespri (a caratteri grandi per favorire gli anziani) crea ferialità, familiarità, crea la mentalità dell’appuntamento quotidiano, del ritrovarsi per pregare insieme senza il sacerdote nella propria chiesa parrocchiale dove si celebra la Messa solo la domenica. A questa preghiera quotidiana della Liturgia delle Ore, specie nel pomeriggio, invitare i ragazzi del catechismo per introdurli nella preghiera della Chiesa, mostrando loro che oltre alla Messa sono diversi i modi per nutrire la fede personale e comunitaria. Formare i laici a coordinare piccole-medie parrocchie senza il sacerdote residente richiede pazienza, preghiera, costanza. Vi sarà una prima fase di continuità ecclesiale (“sino ad oggi abbiamo fatto…”) per una successiva fase esplorativa-laboratoriale dove i laici sperimentano, provano, correggono il tiro, ecc. Quando il sacerdote si esercita, ed è aiutato anche dai laici, a de-centrarsi, mettendosi a lato affinché si possa «iniziare processi più che di possedere spazi» (Evangelii Gaudium 223), è allora che le migliori esperienze e proposte nascono, fioriscono nella piccola-media parrocchia senza il sacerdote residente. E portano frutto.

Tratto da Orientamenti Pastorali n.6(2025), EDB. Tutti i diritti riservati