Estratto delle conclusioni e prospettive pastorali

71a Settimana nazionale di aggiornamento pastorale

Domenico Sigalini – presidente del COP

Papa Francesco, nel momento di riflessione per l’inizio del percorso sinodale (9 ottobre 2021), ne ha evidenziato i rischi, quelli del formalismo, dell’intellettualismo e dell’immobilismo.

Noi battezzati siamo stati chiamati a metterci “insieme”, in ascolto della voce dello Spirito. e abbiamo consegnato alla comunità cristiana opinioni, anche contrastanti, e audaci progetti di riforma mescolati alla paura e al desiderio di non cambiare nulla per il timore che si verifichino o amplifichino lacerazioni nel tessuto ecclesiastico. È proprio la diversità, sono proprio le tensioni – presenti anche nella vita della Chiesa –, a richiedere un confronto, un dialogo, cammini comuni per giungere a quel consenso, che non si identifica con un accordo unanime, un pensare tutti allo stesso modo, ma con un “sentire” assieme cosa oggi la Chiesa è chiamata ad essere e come è chiamata a svolgere la sua missione.

Durante i lavori della 71.ma Settimana del COP, i cui Atti saranno contenuti nel numero di dicembre di Orientamenti Pastorali, ci siamo domandati come ogni percorso debba sfociare in una decisione. Ma chi decide? Come superare lo schema lineare del consultare/consigliare (dei laici) e il conseguente deliberare (dei presbiteri o dei vescovi)? C’è una strada che superi il modello “consultivo”?

Non ci sarà sinodalità reale se non con una revisione delle dinamiche e delle strutture decisionali.

In questo processo sinodale ci viene chiesto innanzitutto uno stile, che è uscire dalla frammentazione, per camminare insieme. Il metodo, attraverso il quale si matura uno stile, è quello della conversazione spirituale, che significa porsi in ascolto del vissuto riletto alla luce della Parola di Dio, al ritmo del riconoscere, interpretare e scegliere. Ascoltarsi reciprocamente, verso un consenso che è un “sentire” insieme.

Se nel Concilio si collocò prima il concetto di “popolo di Dio” e dopo quello di gerarchia, con Francesco ritorna il “popolo di Dio missionario”. Un popolo inviato a portare la speranza, la salvezza in Cristo al mondo; il suo fine: il Regno di Dio. In Evangelii Gaudium, al n. 119, Francesco scrive: «In tutti i battezzati, dal primo all’ultimo, opera la forza santificatrice dello Spirito che spinge ad evangelizzare. Il Popolo di Dio è santo in ragione di questa unzione che lo rende infallibile “in credendo”. Questo significa che quando crede non si sbaglia, anche se non trova parole per esprimere la sua fede. Dio dota la totalità dei fedeli di un istinto della fede – il sensus fidei – che li aiuta a discernere ciò che viene realmente da Dio.

È l’invito ad una conversione pastorale, il passaggio da una pastorale di conservazione ad una di missione.

Valorizzare i ministeri – quelli “istituiti” – significa partecipare alla vita e alla missione della Chiesa, quindi anche alle scelte. E una riflessione sulla ministerialità non è avulsa dalla riflessione sulla sinodalità, piuttosto la orienta. Far essere i ministeri istituiti può essere la genesi di un “camminare insieme” nella formazione di presbiteri e laici.

Nel tema della Settimana compare il termine “condecisione”, che si spiega come la proposta di passare dal consultivo al deliberativo nella decisione che si prende per il bene della Chiesa.

In base a questo principio, la decisione pastorale infatti è presa non solo dal parroco, per quanto con i consigli dei fedeli da lui accettati, ma dal parroco e dai fedeli, o dai fedeli con il parroco, cioè da tutto il Consiglio Pastorale Parrocchiale. Evidentemente non si tratta di un parlamentarismo, o di una democrazia intesa in senso civilistico, è una deliberatività tipicamente ecclesiale, dove alla maggioranza dei voti deve sempre accedere il voto concorde del pastore. Per questo allora si parla di “condecisione”, in una soluzione di questo problema della sinodalità.

Sinodalità è comunione operativa in un’attività di governo pastorale. Essa si attua non in astratto, ma in precise strutture sinodali, come il Sinodo dei vescovi, il Sinodo diocesano, il Consiglio presbiterale, il Consiglio pastorale diocesano, il Consiglio pastorale parrocchiale.

Parlare di sinodalità oggi per i cattolici significa superare sia la logica dell’univoca alleanza politica in un partito, sia di pura e semplice diaspora. Per questo, sinodalità deve significare ritrovare un collegamento profondo nella diversità sulla base di un terreno comune, costituito da un progetto politico formato in ultima istanza dalla Dottrina sociale della Chiesa che i cattolici devono poi tradurre, secondo quello che dice il Concilio Vaticano II nella Gaudium et spes’ al numero 43, in formule differenti.

Quale sogno abbiamo? Che i cattolici siano gli ultimi “rivoluzionari” nella società neocapitalistica.

In questo momento in cui la missione ha molte facce, ha molte maniere di presentarsi, è in questo momento che si pone il problema di una teologia della missione. Non abbiamo una teologia unica per tutto il mondo, ma abbiamo un impegno in cui la cultura e il mondo cristiano si misurano con modi di pensare, modi di stare davanti ai problemi della vita, differenti da quelli che di solito hanno fatto l’impegno del mondo occidentale. Ed è in questo contesto che noi parliamo di una missione da riscoprire, una missione post-moderna, post-coloniale, una missione attenta alla verità profonda delle persone, delle loro culture e del loro mondo, attraverso un vangelo declinato nella forma multiculturale di popoli e di tradizioni differenti.

Il tema guida delle nostre giornate è stato ben sintetizzato dalla Parola tratta dal libro di Geremia: «Cosa vedi Geremia?». «Vedo un ramo di mandorlo». Un tema espresso attraverso il ri-partire dalla comunità locale, luogo dove, insieme, si gioca la conversione pastorale, il protagonismo e la responsabilità del cambiamento, per dare nuovo significato alla vita personale, comunitaria e alla presenza educativa sul territorio, annunciando la bellezza del Vangelo vero e possibile. 

(L’intera relazione su Orientamenti Pastorali n.12/2022. EDB, tutti i diritti riservati)