Domenico Sigalini, presidente del COP

Non avrei mai pensato di scrivere in tempo di guerra. Oggi lo siamo, e ne è colpita anche la nostra vita ecclesiale e pastorale. Nel mondo globalizzato in cui viviamo avremmo dovuto farlo per ogni guerra che si consuma sul nostro globo, perché ogni guerra ci deve vedere attenti alle ripercussioni che può avere sull’umanità, sull’essere Fratelli tutti, perché ogni guerra potrebbe essere l’ultima. Proprio come, purtroppo, abbiamo aspettato a parlare di pandemia fino a quando ci siamo trovati dentro anche noi, pure se già nel mondo cominciava a decimare popolazioni.

Siamo la Chiesa cattolica, e il nostro sguardo deve essere sempre aperto su tutto il mondo – ormai quasi senza fede –, quello stesso che Dio in questi giorni sta grandemente abitando e che deve farci attenti a scoprirlo: molte nostre parrocchie ed altrettanti nostri sagrati sono popolati da gente che si fa concretamente samaritano. Tanta gente di Chiesa, e anche che non vediamo mai in chiesa, si butta nel soccorso, nel mettersi a disposizione delle migliaia di profughi dell’Ucraina, della guerra. Fare il samaritano è farsi come Gesù, è una presenza di Dio nella nostra vita tribolata. C’è una profonda convinzione che spinge le persone, giovani e ragazzi compresi, a sentirsi uguali oltre il dolore e lo smarrimento.

È una visione troppo ottimista? Forse, ma il Signore non ci abbandona mai e il suo volto oggi lo possiamo vedere in queste popolazioni martoriate e in tutti coloro che si fanno samaritani. È cambiata la mentalità riguardo ai profughi, presentati e ritenuti sempre come gente che veniva a toglierci il pane di bocca: noi oggi ci stiamo aprendo alla condivisione dei beni della pace. Anzi, siamo noi che abbiamo bisogno per il nostro star bene di esprimerci con maggiore umanità e quindi anche gioia, socialità e fraternità.

La Chiesa, la nostra comunità, il nostro gruppo stanno diventando casa che accoglie tutti, è l’insieme di luoghi, fatti di tessuti di relazioni vere, non tanto o solo di muri, in cui i giovani profughi vi possono sentirsi accolti. Offriamo la certezza che, pur sentendosi offerta accoglienza, qualcuno ha già pagato per noi e per loro per scambiarsi assieme il massimo di ospitalità!

Gesù ritornerà: la storia non continuerà sempre così come va ora, il mondo non sarà sempre così, impossibile da capire, difficile da giustificare nel male che lo segna esageratamente; i popoli non saranno sempre sballottati da potenze egoiste, da interessi economici, da guerre crudeli.

La storia avrà una conclusione, il mondo ora non è ancora pienamente orientato a Dio, ma la sua salvezza si compirà. C’è una presenza nelle pieghe della storia di qualcosa di nuovo, di bello, di completo e si svilupperà.

L’intero articolo su Orientamenti Pastorali n.3(2022), EDB, Bologna.