Pier Giuseppe Accornero, sacerdote, giornalista, scrittore

«La Santa Sede ritiene di dover dare la giusta attenzione al documento e ne prenderà visione anche dei dettagli» dichiara il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, circa il rapporto sugli abusi sessuali commessi dal clero nella diocesi di Monaco-Frisinga. Stando all’indagine commissionata dall’arcidiocesi allo studio legale Westpfahl Spilker Wastl, sarebbero 497 le vittime di abusi, in maggioranza minori maschi, in 74 anni dal 1945 al 2019. Tra i 235 presunti responsabili compaiono 173 sacerdoti e 9 diaconi.

«Nel reiterare il senso di vergogna e il rimorso per gli abusi sui minori, la Santa Sede assicura vicinanza alle vittime e conferma la strada intrapresa per tutelare i più piccoli garantendo ambienti sicuri». Il rapporto esanima la gestione degli arcivescovi: Michael von Faulhaber (1917-52), Joseph Wendel (1952-60), Julius Doepfner (1961-76), Joseph Ratzinger (1977-82), Friedrich Wetter (1982-07) e Reinhard Marx (2007-…). Di Ratzinger si prende in considerazione anche la gestione come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (1982-2005). Benedetto XVI, fino al pomeriggio del 21 gennaio, «non ha conosciuto il rapporto Westpfahl-Spilker-Wastl» (più di 1.000 pagine) informa mons. Georg Gänswein, segretario particolare: «Il Papa emerito, come più volte ripetuto, esprime turbamento e vergogna per gli abusi e manifesta la vicinanza e la preghiera per le vittime, alcune incontrate nei viaggi».

«Il primo pensiero va ai colpiti, che hanno sperimentato malizia e sofferenza dai sacerdoti e da altro personale, in misura spaventosa. Sono scioccato e mi vergogno» dice il card. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga: «Come ho ripetuto più e più volte, mi sento corresponsabile della Chiesa negli ultimi decenni. Mi scuso a nome dell’arcidiocesi per le sofferenze inflitte alle persone. Sappiamo che gli abusi non sono stati presi sul serio nella Chiesa, che i perpetratori spesso non sono stati adeguatamente ritenuti responsabili. Per questo, dalla prima perizia nel 2010, abbiamo commissionato la relazione allo WSW, elemento importante per affrontare gli abusi. Dal 2010 molto è cambiato e implementato ma siamo lontani dall’aver finito. Attueremo modifiche sulla base delle raccomandazioni della relazione. Bisogna compiere ulteriori passi. La crisi è e rimane uno shock profondo per la Chiesa. Le persone colpite sono al centro della nostra attenzione».

La Procura di Monaco sta indagando 42 casi di abusi nella diocesi. Anne Leiding, portavoce della Procura, conferma le inchieste in corso; spiega che lo studio legale Westpfahl Spilker Wastl, nell’agosto 2021 ha comunicato 41 casi alla Procura e un altro caso in novembre. La maggior parte dei casi non sono stati denunciati. Quelli denunciati ora alla Procura «riguardano persone ancora vive». Nel giugno 2021 il card. Marx aveva presentato al Papa le dimissioni, respinte da Papa Francesco. «Gli incontri con le vittime hanno determinato una svolta nella mia percezione della Chiesa» dice l’autorevole cardinale tedesco, membro del Consiglio dei cardinali che aiutano il Papa nella gestione della Chiesa universale e coordinatore del Consiglio per l’economia.

«Nella lotta contro ogni abuso, la Chiesa porta avanti con ferma decisione l’impegno di rendere giustizia alle vittime, applicando con particolare attenzione e rigore la legislazione canonica» dice Francesco: «In questa luce ho recentemente proceduto all’aggiornamento delle “Norme sui delitti riservati” con il desiderio di rendere più incisiva l’azione giudiziaria. Questa, da sola, non basta ad arginare il fenomeno, ma costituisce un passo necessario per ristabilire la giustizia, riparare lo scandalo, emendare il reo». Francesco offre indicazioni precise alla Congregazione per la dottrina della fede, incaricata di trattare i «delicta graviora». Ribadisce: nessun tentennamento nella lotta contro gli abusi di ogni tipo, «con discernimento, con incisiva azione giudiziaria e con forte volontà di rendere giustizia alle vittime».

Indica tre parole fondamentali: «dignità, fede, discernimento» nella tutela dell’«integrità feconda» della dottrina cattolica su fede e morale. La Chiesa, con l’aiuto di Dio, porta avanti con ferma decisione l’impegno di rendere giustizia alle vittime degli abusi. L’aggiornamento delle norme nasce dal «desiderio di rendere più incisiva l’azione giudiziaria. Da sola non basta ma è un passo previo per ristabilire la giustizia, riparare lo scandalo, emendare il reo». Stesso discernimento invoca per i «presunti fenomeni soprannaturali, per i quali il popolo di Dio deve ricevere indicazioni sicure e solide». Soprattutto serve discernimento nello scioglimento del vincolo matrimoniale «in favorem fidei». Quando la Chiesa concede lo scioglimento del vincolo non-sacramentale, non solo pone fine canonica a un matrimonio, già fallito ma intende favorire la fede nella nuova unione e nella famiglia».

Si sofferma sulla «necessità del discernimento nel percorso sinodale». Qualcuno pensa che «percorso sinodale è ascoltare tutti, fare un’inchiesta e dare dei risultati. Tanti voti, tanti voti, tanti voti. No. Un percorso sinodale senza discernimento non è un percorso sinodale. Bisogna discernere continuamente le opinioni, i punti di vista, le riflessioni. Il discernimento è quello che farà del Sinodo un vero Sinodo del quale il personaggio più importante è lo Spirito Santo, e non un parlamento o un’inchiesta di opinioni, come possono fare i media». «Dignità» è l’altra parola-chiave. In un’epoca di tensioni sociali, politiche e sanitarie, cresce la tentazione di considerare l’altro come estraneo o nemico. La dignità di ogni essere umano ha un carattere intrinseco e vale dal concepimento alla morte naturale. L’affermazione di tale dignità è il presupposto irrinunciabile per la tutela di un’esistenza personale e sociale». L’obiettivo è «far rinascere un’aspirazione mondiale alla fraternità: se la fraternità è la destinazione che il Creatore ha disegnato per l’umanità, la strada resta il riconoscimento della dignità di ogni persona. L’uomo è il capolavoro della creazione, voluto e amato da Dio: per la sua salvezza Gesù è morto in croce. Senza la fede la Chiesa si ridurrebbe a un’agenzia umanitaria. La fede è il cuore della vita e dell’azione di ogni battezzato. Non una fede generica o vaga, come vino annacquato che perde valore; non una fede tiepida e abitudinaria, da manuale ma una fede genuina, schietta, che infiamma il cuore e che mette in crisi».

Benedetto XVI contro la pedofilia

Venerdì Santo 30 marzo 2005, «Via Crucis» al Colosseo: Giovanni Paolo II, sofferente e abbracciato alla Croce, prega nella sua cappella. I testi del cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione della fede, fanno scalpore: la Chiesa «deve far pulizia della sporcizia». Il 2 aprile Wojtyla muore e il 19 aprile il Conclave elegge Ratzinger.

Benedetto si appella alla sua «eccellente memoria a lungo termine» e Gänswein dichiara: «Ha in mano il rapporto PDF e legge con attenzione le dichiarazioni che lo riempiono di vergogna e dolore per le sofferenze inflitte alle vittime. Anche se cerca di leggere velocemente, per l’età e la salute, e le grandi dimensioni, ci vorrà tempo. Contrariamente a quanto affermato in un’udienza, ha partecipato all’assemblea del 15 gennaio 1980. La sua affermazione contraria era errata: non c’è stata malafede, ma è un errore nella redazione della dichiarazione. È molto dispiaciuto e si scusa. Ma l’affermazione che l’incarico pastorale del sacerdote della diocesi di Essen non è stato deciso in questa riunione rimane corretta. La richiesta è stata accolta solo per la residenza a Monaco durante la terapia».

Continua e costante è stata l’azione di Benedetto XVI contro la pedofilia. Già nel 1988 propone norme più rapide ed efficaci per i casi più gravi e urgenti. Nel 2005 passa la competenza delle dispense sacerdotali alla Congregazione per il clero e nel 2010 approva le «Modifiche alle “Normae de graviora”»: la prescrizione passa da 10 a 20 anni con procedure snellite e semplificate; prevede l’immediata dimissione dallo stato clericale e l’obbligo di deferire i crimini alle autorità. Nel simposio dei vescovi e dei superiori religiosi (Roma, 6-9 febbraio 2012) il messaggio papale è chiarissimo: «La cura delle vittime deve essere una preoccupazione prioritaria e deve andare di pari passo con un profondo rinnovamento della Chiesa». Marie Collins, già vittima di abusi in Irlanda, lo difende: «È stato il primo a dare l’esempio mettendosi in ascolto delle vittime».

Riduce allo stato laicale per abusi numerosi sacerdoti: il fondatore dei Servi del Cuore immacolato di Maria; un prete italiano, uno savonese, un bolognese che gestisce un asilo; un missionario in Nicaragua; un sacerdote australiano; tre colombiani; un parroco ligure è arrestato; un prete del dissenso è condannato a 10 anni; un potente sacerdote cileno è condannato.

Dimissiona o accetta la rinuncia di vescovi, accusati di abusi e per la malagestione della pedofilia, senza guardare in faccia a nessuno: un vescovo argentino; i vescovi irlandesi di Limerick, Kildare e Leighlin, Cloyne; quelli statunitensi di Miami, Santa Rosa, Philadelphia; un belga di Bruges; le accuse a quello tedesco di Augsburg (dimesso) sono completamente infondate.

Prega per i bambini vittime della violenza e dell’indifferenza. Nei viaggi incontra gruppi di vittime di preti pedofili: Washington, Australia, Malta, Inghilterra, Germania. È durissimo con i vescovi irlandesi – «Gli abusi sono crimini abnormi» – chiamati in causa dal «Rapporto Ryan» (2009), dal «Rapporto Murphy» sulla diocesi di Dublino (2009), dal «Rapporto Cloyne». Dispone la visita apostolica alle diocesi e scrive una lettera pastorale ai cattolici irlandesi (2010): il ministro degli Esteri e il primo ministro fanno un’astiosa polemica con la Santa Sede. Ordina un’inchiesta sull’abbazia inglese di Ealing e sulla scuola St Benedict di Londra.

Il caso forse più clamoroso: il 19 maggio 2006 riconosce i crimini e condanna Marcial Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo, a una vita di preghiera, penitenza e divieto di ogni ministero: muore nel 2008 a 88 anni. Annulla il «quarto voto» che vietava di criticare l’operato o la persona del superiore; ordina la visita apostolica ai Legionari, anche al movimento «Regnum Christi» e «commissaria» la Congregazione. Nel 2010 scoppiano lo scandalo pedofilia in Germania. La campagna stampa – specie «New York Times», «Der Spiegel», agenzia «Ap – insinuano che Ratzinger abbia coperto i preti pedofili. Il cardinale arcivescovo di Vienna Schoenborn lo difende: da prefetto «voleva punire l’arcivescovo pedofilo di Vienna, cardinale Hans Wilhelm Groer, ma fu bloccato dalla Curia». Il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio ed ex segretario di Stato, manifesta solidarietà a nome della Chiesa al Papa ingiustamente attaccato.