Carissima parrocchia,

si sono finalmente accorti che ci siamo anche noi; stanno parlando alla grande in chiesa, sui nostri giornali da un po’ di tempo, e adesso li ha convinti pure il papa, che non possono più esserci senza di noi. Vogliono sentire cosa abbiamo da dire, dicono che vogliono partire dal basso, anche dalle nostre parrocchie, che siamo rimaste in molte senza prete. Si sono messi tutti a camminare sulla strada e la vogliono fare assieme a noi, non solo, ma ci dicono che dobbiamo invitare a camminare assieme anche chi non viene mai a messa o si è scontrato col parroco, chi è malato e non può uscire di casa, chi è disperato e sta maledicendo Dio perché lo crede responsabile del suo star male. Siamo contenti finalmente di poterci far ascoltare, adesso che ci hanno tolto il prete. Hanno deciso a tavolino in curia di metterci assieme ad altre parrocchie, anche se noi saremmo stati meglio con  parrocchie più vicine per le scuole, per i nostri campi, per le comodità di mercato, per tante piccole cose che fanno i nostri mondi  di relazioni e di lavoro. Abbiamo sentito che il papa è costretto a fare così anche con le diocesi: con la nostra ha fatto la stessa cosa e ci ha messo con un’altra di cui non siamo neanche lontani parenti e avremmo rapporti più belli con una che abbiamo accanto  e a cui siamo legati da tante cose. Siamo contenti perché queste cose non capiteranno più almeno per gli altri. Se ascoltati, saremo finalmente orgogliosi di far parte delle nostre chiese che abbiamo sempre mantenute noi con i nostri sacrifici e che adesso ce le hanno quasi portate via. Le nostre storie ce le hanno cancellate. Certo bisogna pensare ai giovani, ma se noi siamo messi da parte chi li aiuterà a capire i nostri figli? Finalmente potremo parlare anche di come i nostri preti ci hanno sempre voluto bene e aiutare altri a incontrarci; le nostre case, le nostre piazze i nostri oratori ci guadagneranno, se fossimo coinvolti nel metterci assieme.

Ma quello che ci interessa di più è di sentirci di qualcuno quando dobbiamo affrontare i problemi del nostro lavoro, quando la nostra fede viene meno, perché purtroppo pensiamo che la fede sia ormai un’ultima spiaggia.

Abbiamo dimenticato che cosa vuol dire essere cristiani, che grande dono è il vangelo per tutti, a partire da noi. In questa pandemia ci siamo sentiti quasi abbandonati o forse ci eravamo allontanati noi e non ne avevamo capito la gravità. Vogliamo uscirne, sia per ingraziare Dio che ci ha risparmiati, per pregare assieme per i nostri morti, per non tornare più come prima, ma più convinti e più volonterosi di collaborare, ascoltare e farci ascoltare. Non vi accontentate di darci solo la messa alla domenica, ci manca la compagnia continua della Parola del Signore, dell’istruzione religiosa. Non ci adattiamo a queste chiese vuote, anche ora che si possono frequentare, desideriamo essere aiutati a dare alla nostra gente ragioni per sperare, forze per continuare, fede da condividere.

I parrocchiani “dal basso”