Domenico Sigalini – Presidente del COP

La vita bella, felice, decisa, impegnata, moderna, consolante e rinforzante, esemplare e stimolante del beato Carlo Acutis è stata presentata, in lungo e in largo, da tutti i media e le pagine internet che Carlo abitava e dispensava a chiunque. Il ricordo di lui e una preghiera a Dio per sua intercessione la voglio esprimere immaginando una lettera che, il giorno della sua beatificazione, Carlo dal cielo sopra Assisi avrebbe ancora voluto scrivere alla parrocchia tramite la nostra rivista cartacea e la newsletter.

 

Cara parrocchia,

non smettere mai di tenere aperta una chiesa in cui si possa incontrare Gesù nell’eucaristia, proprio come in nessun Stato ci si può permettere di chiudere le autostrade. Io ho cominciato a volare in autostrada senza badare a velocità fin da quando la mia tata mi portava a fare visita a Gesù. Me lo vedevo lì, gli volevo fare compagnia, siamo diventati amici lì, nella tua chiesa parrocchiale; non mi servivano le cattedrali, i santuari…questi li avrei visitati dopo, molte volte, ma proprio per vedere anche con gli occhi, il suo cuore, il suo sangue, che poi ho analizzato byte per byte con il mio computer, a casa, a scuola, con gli amici, mandando a tutti dalla mia autostrada, quelle preziose immagini attraverso ogni social, ogni indirizzo che continuamente tenevo in contatto via Internet. Non potevo resistere a questa volontà di far conoscere a tutti il grande dono dell’Eucarestia, che sta sempre al centro di ogni parrocchia. Se la parrocchia anche solo potesse sempre far incontrare con Gesù nel suo corpo e sangue, pane spezzato e vino versato, sarebbe il più bel dono che Dio può fare a un battezzato, a uno che è stato immerso nella morte e risurrezione di Gesù, anche senza saperlo, ma continuamente attratto da quel misterioso pane consacrato. Noi bambini siamo attirati da Gesù nell’Eucaristia. San Pio X ci aveva azzeccato ad ammettere, ad avviarci all’autostrada per il cielo, da bambini. Io così ho potuto attrarre a Gesù anche i miei genitori. Non credere cara parrocchia che noi siamo sempre a rimorchio di papà e mamma, spesso ci tocca convincerli di trovare un’altra strada, la più vera per farci crescere nella fede e nell’amore.

Ti ringrazio perché l’inaugurazione dell’autostrada l’ho poi goduta quando mi hai dato la gioia della prima comunione e da allora ti ringrazio e ti scongiuro di fare di tutto  perché tu, parrocchia, garantisca anche ai bambini, ai ragazzi e ai giovani ogni giorno di poter nutrirsi a quel corpo e a quel sangue. Mi dirai che ora ci sono troppo pochi preti; ma bastano, perché in ogni tua parrocchia, anche la più piccola e sperduta, là dove i nostri nonni e bisnonni hanno costruito una casa a Gesù, un ingresso in questa autostrada, ci sia sempre Lui, quel pezzo di pane consacrato, fatto corpo di Cristo, che mi ha sempre tenuto vivo, nutrendo la mia vita.

Non una volta sola nelle vicinanze di casa tua,una vita nuova e  in parrocchia, ho potuto incontrare Gesù nel poveraccio senza scarpe, cui ho lascato le mie, nella povera donna piena di borse di plastica, che si aggirava lì vicino, cui ho dato un po’ dei miei risparmi, all’uomo accucciato a terra, cui ho lasciato il mio sacco a pelo. Li guardavo negli occhi, ci sorridevamo, li ho conosciuti per nome, erano diventati miei amici. Con loro ho imparato ad avere terrore del superfluo.  Mi hai sempre fatto vedere e mi hai aiutato a incontrare Gesù. Io stavo a parlare con Lui in costante dialogo ogni giorno. Ho scoperto da te nella tua chiesa, che la felicità è volgere lo sguardo verso Dio. Gesù mi ha dato sempre energia per una vita nuova e originale  e mi sono rifatto a Lui per vincere il mio timore di diventare prima o poi una banale fotocopia.

Partecipando agli incontri con gli amici ancor per la prima comunione ho imparato a conoscere san Francesco e santa Chiara e non ho potuto fare a meno, di andare e stare tanto tempo nella loro città a gustare la loro storia scritta in tutte le pietre, soprattutto nella bellezza della natura, nella ricostruzione della chiesa e di quelle fatte di muri sbrecciati e sconnessi, attraversata dai veloci passi di Francesco, riempita della tenacia di Chiara e delle sue preghiere. Lì, affascinato da Francesco, mi sono convinto ancora di più di abbandonare ogni superfluo della mia vita, come lui che, sostenuto dal suo vescovo, si è spogliato di tutto il suo, per mettere solo Gesù al centro della sua esistenza. Allora non immaginavo che il mio corpo sarebbe stato proprio collocato nel tempio della spogliazione di Francesco. Da allora la  mia autostrada è giunta proprio in cielo; troppo presto dite voi, ma io ero contento così perché non avevo sciupato nessun minuto della mia vita e l’avevo sempre data tutta a Gesù. Se non t’avessi incontrato da bambino in quella tua chiesa popolare, in quel tessuto di relazioni quotidiane che è la comunità cristiana, nel piccolo tabernacolo di quella parrocchia non sarei forse riuscito a percepire tutta quella voglia di vivere, di aiutare i miei amici che trovavo magari disprezzati da altri amici, di sprigionare tutta la mia curiosità e intelligenza sulle nuove strade di internet, di percepirti sempre ogni giorno davanti a me ad aspettarmi per condividere con te e i miei compagni di scuola e di giochi, con tutti i miei followers, la tua amicizia.

Grazie parrocchia, sono contentissimo ora di stare con Gesù; è proprio una vecchia amicizia che ho scoperto proprio con te e che oggi mi colma di tutta la gioia possibile. Se non ti ricordi di me vai all’elenco delle prime comunioni del 1998.

Ciao

                                                                                              Tuo Carlo Acutis

Assisi , 11 ottobre 2020

 

(Editoriale al numero 11/2020 di Orientamenti Pastorali, EDB. Tutti i diritti riservati)