“Non deludere le aspettative esigenti dei giovani che cercano, che sono certamente chiamati da Gesù anche oggi alla vita cristiana e, se Lui vuole, a quella di speciale consacrazione”. È l’esortazione che padre Giulio Michelini, biblista e preside dell’Istituto teologico di Assisi, ha rivolto nella sua meditazione questa mattina alla 68ª Settimana di aggiornamento pastorale promossa dal Centro di orientamento pastorale in svolgimento fino a domani nella città serafica. Commentando la pagina del Vangelo in cui Gesù dialoga con Natanaele, padre Michelini ne ha individuato sei elementi comuni ai giovani d’oggi. Innanzitutto “non è solo ma arriva a conoscere Gesù grazie ad un amico, Filippo”. “Amicizia, compagnia e relazioni – ha notato – sembrano essere la mediazione più efficace per comunicare la fede che a volte è persa se viene comunicata solo nel nucleo famigliare”. Invece, “i giovani possono recuperare l’incontro con Dio attraverso la mediazione di altri”. Un secondo elemento è che “Natanaele parla e fa domande. Non compra a scatola chiusa”. “E, oggi, nessuno più compra a scatola chiusa”, ha osservato il francescano, aggiungendo che “le domande di Natanaele non sono le mie, non sono quelle di noi adulti perché i tempi e le generazioni sono cambiate” e “questo è emerso anche nel cammino sinodale”. E poi Natanaele “non vuole risposte finte”, “è un sincero e dice quello che pensa. Una dote che forse dovremmo tutti riscoprire”. Inoltre “è un giovane coraggioso, che mette le carte in tavola prima di fidarsi di qualcuno”. Un altro elemento su cui si è soffermato padre Michelini è quello del dialogo tra Gesù e Natanaele. “Chi viene portato a Gesù – ha osservato – dovrà vedersela con il suo Signore. Non esiste vocazione senza dialogo con il Cristo e il dialogo è la forma migliore dell’annuncio”. Il francescano si è poi chiesto: “Basta un tweet per comunicare la fede, per dire qualcosa di Dio? Nessun programma televisivo, nessun evento mediatico, nessun incontro fatto attraverso i social media potrà mai coprire il doversi guardare negli occhi e rispondere alle obiezioni degli altri”. E ancora, “Natanaele è un giovane già in ricerca, che scruta”. Per il francescano, “nel suo scrutare c’è la vera ricerca dei giovani”. “I giovani – ha ammonito – nonostante i giudizi negativi nei loro confronti certamente cercano qualcosa”. Oggi sono “lavoro, stabilità, affetti”, “una volta erano in ordine inverso”. Ma “la speranza è che nel profondo ci sia comunque una ricerca di Gesù”. Infine, il francescano, ha rilevato che “questa società i giovani non li vede, sono la fascia che soffre di più”. Verso di loro non si può offrire “una proposta bassa, debole, non convinta. Bisogna alzare molto il tiro, chiedere molto ai giovani”. Questo chiama in causa anche la “comunità ecclesiale” che deve avere “il coraggio” di invitare e accogliere i giovani a vivere al loro interno esperienze.

Fonte: SIR